Una Domus "poco" Aurea Stefano Russo Il Punto 15/11/2012
MONUMENTI DA SALVARE. I resti della residenza dell'imperatore Nerone e quelli delle terme di Traiano in stato di degrado e abbandono nell'area verde e archeologica del Parco del Colle Oppio a Roma, attraversato ogni giorno da centinaia di turisti
Ogni giorno migliaia di turisti giunti a Roma attraversano il Parco del Colle Oppio per andare al Colosseo. Purtroppo questo parco che dovrebbe essere uno dei "fiori all'occhiello" della città, si trova in un accentuato stato di degrado nonostante vi siano i resti della "Domus Aurea" (la residenza dell'imperatore Nerone) e quelli delle Terme di Traiano. Si nota la presenza di persone senza fissa dimora che utilizzano le fontane per abluzioni e lavanderia e che si costruiscono ripari di fortuna e la trascurata condizione dei ruderi che andrebbero tutelati e valorizzati. Persino i writers hanno lasciato la loro firma! Siamo in molti a chiederci perché in Italia dove esiste un patrimonio in beni culturali unico al mondo, per qualità e quantità, non vi sia adeguata tutela e valorizzazione. La tutela per definizione data dallo stesso legislatore (Codice dei beni culturali) «consiste nell'esercizio delle funzioni ...» atte a garantire «la protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione». La valorizzazione, invece, consiste «nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso... al fine di promuovere lo sviluppo della cultura. Essa comprende degli interventi di conservazione del patrimonio culturale... La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicare le esigenze». In ambienti accademici e soprattutto politici si parla di tutela e valorizzazione non solo culturale ma anche economica dei beni in questione. Coloro che sostengono che si debba arrivare ad una gestione imprenditoriale del bene culturale, sia essa pubblica o affidata a privati, finalizzata a produrre ricchezza riutilizzabile per la sua conservazione (assicurata mediante attività di studio, prevenzione, manutenzione, restauro) e per creare occupazione, sono messi all'indice dai "puristi" dei beni culturali. Si contrappongono in Italia due concezioni del patrimonio culturale. La prima, predominante sulla seconda, ritiene che il bene culturale possa essere solo tutelato (protetto e conservato) e destinato alla fruizione collettiva senza la ricerca di profitto con la finalità di promuovere lo sviluppo della cultura. La seconda ritiene che occorra una gestione imprenditoriale del bene culturale per assicurare maggiori entrate finanziarie e creare un mercato occupazionale per tutte le figure che le università stanno formando con i diversi corsi di laurea in beni culturali. Sono diversi modi d'intendere la valorizzazione dei beni culturali e quali compiti essa comprenda. Nel primo caso essa è connessa alla fruizione collettiva e all'incremento delle condizioni che rendano possibile l'accesso ai beni a seguito della loro tutela con attività conservative per la quali occorrono comunque fonti di finanziamento. Nel secondo caso essa è strettamente legata all'incremento della qualità economica del bene e alle maggiori entrate finanziarie da essa ottenibili mediante servizi aggiuntivi all'offerta del bene, nel rispetto sempre di un'attività di tutela assicurabile con l'incremento delle sponsorizzazioni. Credo che il problema potrebbe essere superato ricercando un equilibrio conciliando i giusti principi delle due sopracitate posizioni che non si escludono l'una con l'altra. Gli strumenti normativi mi sembra che ci siano. Si tratterebbe solo di utilizzarli al servizio della cultura. soscultura@ilpuntontc.com
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