MANTOVA - Dal ministro per Mantegna. Ornaghi convoca i mantovani per salvare la Camera Picta. GABRIELE DE STEFANI GAZZETTA DI MANTOVA – 26 novembre 2012
Ornaghi chiama le imprese per il Ducale II ministro chiede a Colaninno di formare un pool per il recupero della reggia: Zanetti, Truzzi e Corneliani andranno a Roma
Chi lo aveva accompagnato nel corso della sua visita al Ducale ferito dallo sciame sismico di sei mesi fa, lo aveva definito «incantato». Che sia merito dell'emozione provata il 6 ottobre dentro la reggia o delle ripetute pressioni arrivate dalla città, poco importa. La notizia è che il grido di dolore che si è alzato da Mantova per il restauro di palazzo Ducale non sta rimanendo inascoltato dal ministro dei beni culturali Lorenzo Ornaghi. Che nei giorni scorsi ha alzato il telefono e contattato Matteo Colaninno, parlamentare del Partito democratico e figura di raccordo tra la Roma della politica e la Mantova dell'imprenditoria, per chiedergli di portare nel suo ufficio una delegazione rappresentativa dell'industria della nostra città. All'ordine del giorno un solo tema: il recupero di palazzo Ducale, a partire da quella Camera degli Sposi tristemente chiusa da oltre sei mesi per colpa delle lesioni che l'hanno interessata e, soprattutto, dei danni al resto della reggia che rendono impossibile raggiungere il capolavoro di Andrea Mantegna. Colaninno nei giorni scorsi ha sondato la disponibilità di tre imprenditori: il presidente della Camera di commercio Carlo Zanetti in rappresentanza di tutto il mondo produttivo, il presidente di Confindustria Alberto Truzzi e Carlalberto Corneliani, ex numero uno di via Portazzolo. È questa la delegazione che nei prossimi giorni scenderà nella capitale per incontrare il ministro. Un piano ancora non c'è. O almeno i quattro mantovani non lo conoscono. Ma è facile immaginare che Ornaghi voglia chiedere al mondo produttivo uno sforzo per restituire rapidamente al pubblico la Camera degli Sposi, oltre al resto della reggia. Complessivamente servono cinque milioni di euro (finora è stato raccolto poco più di un quinto del necessario) ma per rimettere in sesto la Camera Picta ne bastano molti meno. «Andremo a Roma tra pochi giorni, il tempo di trovare una data che metta tutti d'accordo - conferma Colaninno - personalmente ho avuto due incontri con Omaghi e l'ho sollecitato, riportandogli tutte le pressioni arrivate dalla città, compresa la lettera della Gazzetta (inviata al presidente Napoli-tano e firmata dai principali ospiti di Festivaletteratura tra cui il Nobel Seamus Heaney, ndr). Questo invito è un segno di grande attenzione da parte del ministro. Una partnership con il mondo dell'imprenditoria? Non so se è questo che il ministro voglia proporre, di certo una collaborazione potrebbe essere utile in questo caso e magari potrebbe essere replicata in altri ambiti».
DENTRO IL PALAZZO Camera Picta chiusa da 6 mesi Il castello è il grande malato Palazzo Ducale soffre dal 20 maggio, giorno della prima violenta scossa di terremoto. La reggia venne subito chiusa per precauzione. Il tempo dei controlli di rito e il 26 si poté riaprire ma solo per poche ore: il 29 altre due pesanti scosse e dal 1 in poi il Ducale non è più stato visitabile come prima. Dal 16 giugno la situazione è la stessa, cioè restano chiusi il castello di San Giorgio (che racchiude la Camera degli Sposi), l'Appartamento grande di Castiglione (con le sale di Manto, dei capitani, dei Marchesi e dei Duchi), il Corridoio di Santa Barbara che collega Corte Vecchia a Corte Nuova, l'Appartamento di Troia e la Galleria dei Mesi che la collega alla Galleria della Mostra, la Gallerie della Metamorfosi e il Corridoio del Pozzo, dov'è precipitato il lanternino di Santa Barbara. Per la Camera degli Sposi i danni non sono particolarmente pesanti e interessano soprattutto il frutto di precedenti restauri, anche se una crepa attraversa il capolavoro di Mantegna alle spalle di Ludovico II. Più serie le conseguenze in altre parti della reggia, soprattutto nel castello di San Giorgio: in alcuni settori le lesioni sono a livello statico e, dunque, minacciano la struttura stessa del Ducale.
I FONDI Un salasso da 5 milioni di euro È il conto per il restauro completo. Si rischia un'attesa decennale Santa Barbara decapitata dal sisma Il conto per recuperare Palazzo Ducale è di circa 5 milioni di euro. Le stima parlano di 3,7 milioni per il castello di San Giorgio e di 1,3 milioni perla Corte Nuova (volendo dirla tutta ne servirebbero altri 5 per il miglioramento sismico dell'intera struttura, ma in tempi di vacche magre è una chimera). Dal ministero sono arrivati poco più di un milione di euro (una prima tranche da 624mila euro che deve servire anche per l'Archivio di Stato e una seconda da 400mila euro annunciata da Ornaghi nel corso della sua visita) e una promessa da 750mila euro per il 2013. Poi ci sono gli aiuti sparsi di soetti pubblici e privati: dai 60mila euro dell'Autobrennero ai contributi, tra gli altri, delle fondazioni Barn e Comunità mantovana, mentre prosegue la raccolta fondi online lanciata dalla restauratrice Maria Giovanna Romano (ww.indiegogo. com/restorepalazzoducale). Da Roma filtra una road map di massima: mezzo milione di euro all'anno. «Avanti così e serviranno sette-otto anni» aveva sospirato il vicecommissario per l'emergenza, Carlo Maccari. Ora Ornaghi si prepara a chiedere uno sforzo alle imprese per accelerare. Del resto ne va anche della tenuta del sistema economico mantovano: senza Camera degli Sposi, turismo e commercio perdono un motore senza pari.
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