CATANIA- Recuperati 36 manoscritti di Verga: prestati dal figlio a uno studioso e mai più restituiti Corriere del Mezzogiorno, 19/07/2013
Libri e lettere, valgono 4 milioni di euro. L'annosa vicenda iniziata negli anni Trenta del Novecento
La produzione letteraria di Giovanni Verga è salva. Trentasei manoscritti (romanzi e novelle), migliaia di stampe fotografiche di lettere, centinaia di lettere autografe, bozze, disegni e appunti, prestati negli anni negli anni '30 del Novecento dal figlio dello scrittore catanese a uno studioso messinese, e mai più restituiti, sono stati posti stamane sotto sequestro dai carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale a Roma e Pavia. Il valore dei beni recuperati ammonta a circa quattro milioni di euro. Ritrovati i manoscritti di Verga IL PRESTITO - Si è conclusa così, dopo ottant'anni, l'annosa vicenda iniziata quando Giovanni Verga Patriarca, consegnò una parte dei manoscritti del padre ad uno studioso di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina). Vani si sono rivelati negli anni sia i tentativi del figlio dello scrittore di rientrare in possesso dei suoi beni, trattenuti dallo studioso che si opponeva strenuamente alla restituzione, sia le interrogazioni parlamentari succedutesi per 20 anni (dal 1957 al 1977) che avevano a oggetto l'esproprio per ragioni di pubblica utilità del materiale, considerato di altissimo valore per il patrimonio culturale nazionale, sia delle varie Soprintendenze competenti. Nel 1975, dopo varie azioni legali, Pietro Verga (figlio di Giovanni Verga Patriarca) ottenne dal Tribunale di Catania una sentenza che gli attribuiva il possesso legale di tutti i manoscritti del nonno, sia quelli formalmente notificati sia la parte più consistente non potuta notificare a causa del rifiuto dello studioso, nel tempo, di consentire l'esatto inventario dei beni affidatigli per ragioni di studio. Nel 1978, ancora prima di entrarne in possesso, il nipote offrì in vendita al Comune di Catania l'intero corpo delle carte Verga, incluse le opere non ancora notificate. Il Comune investì della questione la Regione Sicilia, che accettò l'offerta di vendita di tutto il fondo, ma di fatto entrò in possesso soltanto di una piccola parte pagando la somma di 89 milioni di lire.
ALL'ASTA - Nel 2012 la Soprintendenza ai Beni Librai della Regione Lombardia si è accorta di un Fondo verghiano messo in vendita in una casa d'aste proprio dalla figlia dello studioso. A quel punto è scattato il procedimento di dichiarazione di interesse culturale, è stato disposto lo spostamento e il deposito temporaneo del Fondo Verga nel Centro di ricerca del Fondo manoscritti dell'Università di Pavia, ed è stata aperta l'indagine che si è conclusa con il sequestro odierno, coordinata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e da Laura Condemi della Procura della Repubblica di Roma. Le perquisizioni hanno portato poi al ritrovamento e al sequestro sia di manoscritti e documenti dell'autore dei Malavoglia che di 16 reperti archeologici integri del V-II Sec. a.C., provenienti da uno scavo clandestino. L'erede dello studioso messinese, una donna romana, A.P., di 76 anni, è stata denunciata con l'accusa di ricettazione ed appropriazione indebita. Le indagini sono ancora in corso per verificare l'esatta consistenza del fondo e il suo completo recupero.
IL COMUNE DI CATANIA - «Auspico che la città di Catania entri al più presto in possesso dei trentasei manoscritti di Giovanni Verga», ha detto il sindaco di Catania Enzo Bianco commentando la notizia del sequestro da parte dei carabinieri del materiale, depositato temporaneamente nel centro di ricerca del Fondo manoscritti dell'Università di Pavia. «Pensiamo - ha commentato l'assessore comunale alla Cultura Orazio Licandro - che questo cospicuo lotto di manoscritti e carte debba essere ospitato nella istituzione culturale più appropriata, ossia la Fondazione Verga, che fa riferimento anche all'Università. Per questo avvieremo contatti con le istituzioni competenti a partire dal Ministero dei beni culturali».
Redazione online 19 luglio 2013 |