SASSARI - L’assalto a bronzetti e piante autoctone 18 agosto 2014 La Nuova Sardegna
Sul mercato non solo le isole. In vendita finisce anche l’identità. Piccoli pezzi di Sardegna che vanno via sotto silenzio senza che ci sia una sollevazione popolare. Diventano un prodotto di mercato. L'orgoglio patriottico si agita per qualche ettaro di terreno vista mare finito nelle mani dei privati, ma giorno dopo giorno i pezzi di un popolo diventano marchi registrati. Non è solo l'effetto della globalizzazione che cancella le diversità. Le ingoia e le trasforma in un prodotto riproducibile e commerciabile all'infinito. Ma è l'effetto di un processo di trasformazione in cui si perde il concetto di identità sostituito dal marchio registrato. Le isole messe all'asta sono l'esempio più imponente, impossibile non vedere ettari di granito, sabbia e macchia mediterranea passare di mano. I privati di fatto già possiedono la fetta più pregiata della Sardegna, basta pensare alla Costa Smeralda. Ma ci sono tanti piccoli pezzi di identità di che vanno via. Beni immateriali ceduti in silenzio o di nascosto. I bronzetti finiti all’asta su Internet come fossero lampadari di una casa d'aste britannica sono un piccolo esempio. Il patrimonio archeologico subisce ora il saccheggio legale, vittima a volte di tombaroli digitali, altre volte di saccheggiatori autorizzati. Altri pezzi di Sardegna vanno via. Una multinazionale olandese ha provato a brevettare i semi delle essenze autoctone sarde. Ma la Regione si è opposta al progetto e prepara una legge che dia regole certe ed eviti ogni forma di saccheggio. (l.roj)
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