Cultura, nei musei arrivano i privati FRANCESCO ERBANI LA REPUBBLICA 30 agosto 2014
ROMA . Una forte autonomia per musei, siti archeologici e monumentali, che prevede anche l'ingresso di privati nella loro gestione. In venti strutture, dagli Uffizi alla Galleria Borghese, da Capodimonte a Brera, i direttori non verranno più dai ranghi delle soprintendenze, ma potranno essere scelti con concorsi pubblici aperti agli stranieri. Spariscono le soprintendenze storico- artistiche e saltano 37 posti dirigenziali in ossequio alla spending review, ma la struttura del vertice romano non esce ridimensionata. La riforma del ministero per i Beni culturali e il turismo è stata approvata ieri dal Consiglio dei ministri. Tutto faceva pensare a un nuovo rinvio, dopo quello di luglio, ma a sorpresa, è arrivato il varo. Quasi a spiazzare le critiche che si sono abbattute sulla riforma da parte di associazioni ambientaliste, di tutti i soprintendenti storico-artistici e di autorevoli studiosi.
Il testo definitivo ancora non c'è (lo illustra questa mattina il ministro). Ma filtrano le indiscrezioni su quel che di diverso c'è rispetto al documento presentato a luglio. E quella sui privati è la novità più rilevante: sarebbe stato Matteo Renzi a premere in questa direzione.
Si va dunque verso un rovesciamento della struttura che finora ha tutelato e valorizzato i beni culturali. Gli Uffizi, la Galleria Borghese, la Galleria d'arte moderna di Roma, le Gallerie dell'Accademia di Venezia, e poi Capodimonte, Brera, la Reggia di Caserta e altri siti saranno sganciati dalle soprintendenze, faranno storia a sé rompendo un vincolo territoriale e di ricerca che ha contraddistinto il patrimonio italiano. Rispetto al testo di luglio sembra che la lista sia modificabile. Pompei e il Museo Nazionale Romano restano ancorati alle rispettive soprintendenze, mentre entra il Palazzo Ducale di Mantova. I direttori dovranno essere storici dell'arte esperti di gestione museale e di valorizzazione, ha insistito Franceschini, secondo il quale questo non sarebbe un mestiere adatto a chi lavora in soprintendenza (ma, fanno notare molti, le strutture che raccolgono più visitatori in Italia sono guidate proprio da dirigenti delle soprintendenze).
Venendo incontro alle proteste, Franceschini ha reintrodotto la figura del soprintendente archivista (ce n'è uno in ogni regione), che nel testo di luglio era stata cancellata. Per il resto le direzioni regionali vengono abbassate di rango, trasformandosi in segretariati, con funzioni e a guida amministrativa, lasciando senza risposta le obiezioni di chi faceva notare che ci saranno conseguenze negative sulla redazione dei piani paesaggistici in collaborazione con le Regioni. Viene istituita una direzione generale per l'educazione e la ricerca. Ed è ripristinata quella per l'arte e l'architettura contemporanea, alla quale si aggiungono competenze tutte da chiarire sulle periferie urbane. Nascono i poli museali regionali, un organismo inedito.
Contro la scomparsa delle soprintendenze storico-artistiche sono state sollevate molte proteste. Da ora in poi ci saranno solo strutture miste, con l'architettura e il paesaggio. Ma, temono gli storici dell'arte, queste verranno guidate prevalentemente se non esclusivamente da architetti (come accade in quelle già esistenti), i più titolati ad avere competenze sul paesaggio.
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