Toscano, piano paesistico. «Ero contrario, nel vecchio testo sembravamo dei delinquenti» M.B. Corriere Fiorentino 6/12/2014
Marco Pallanti, ex presidente del Chianti Classico, enologo e comproprietario di Castello di Ama, ha seguito la vicenda del piano del paesaggio e delle proteste di viticoltori e agricoltori. E, in attesa di leggere il nuovo piano, sottolinea: «La vecchia versione era impossibile da gestire, conteneva, magari in buona fede, troppe ambiguità anche nel linguaggio che potevano essere interpretate in senso restrittivo. Noi forse siamo stati “pessimisti” nella lettura del piano ma questo dimostra come avrebbero potuto esserlo gli amministratori locali, che non a caso intanto hanno bloccato tutto, anche piani che erano sostanzialmente già approvati. Bene quindi la riscrittura». Poi Pallanti aggiunge: «La difesa del paesaggio è anche se non soprattutto interesse dei produttori come siamo noi. Fare un buon prodotto, un buon vino, in un posto bello è un valore aggiunto di cui siamo ben consapevoli e se possibile il nostro territorio va migliorato. Noi forse siamo stati “pessimisti”, ma è altrettanto vero che non esistono da noi agricoltori “delinquenti” che vogliono distese di vigne meccanizzate per ridurre i costi a scapito di tutto». Nel merito, Pallanti spiega: «Ogni semplificazione è benvenuta, ogni snellimento è necessario. Mi resta difficile comprendere però perché la politica non si assuma le proprie responsabilità e alla fine demandi agli amministratori locali, col rischio di interpretazioni arbitrarie, diverse da luogo e luogo». La soluzione? «Ribaltare la logica: ci sia dato un decalogo su cosa non si può fare, sulle tutele invalicabili e tutto ciò che non si può fare è permesso». Adesso prevarrà il dialogo tra voi e la Regione? «Mi pare che il confronto sia mancato nella fase di stesura, di redazione del piano del paesaggio: è facile dare linee guida, è più difficile dare risposte puntali. Così si spiegano le tantissime osservazioni».
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