Firenze, Koons. Come con Moore, Vangi e le statue di Ningbo. La città e i soliti imbarazzi Alberto Severi Corriere Fiorentino 5/1/2016
Vai, ti pareva. L’ha fatto. Ce l’ha regalata. E ora come la mettiamo? E soprattutto: dove la mettiamo? L’imbarazzante circostanza, paventata da molti durante la permanenza di Pluto e Proserpina sull’arengario di Palazzo Vecchio, si è puntualmente verificata. A suggello della mostra a lui dedicata, il grande artista contemporaneo Jeff Koons, uno dei quattro o cinque al top mondiale, ha deciso di fare dono alla città del laborioso parto del proprio talento kitsch. Opera ardita, la statua al Ferrero Rocher (così l’ironia fiorentina ha ribattezzato lo sberluccicante gruppo scultoreo). Fra omaggio ed oltraggio al grande barocco berniniano. Coraggiosa. Così come coraggiosa appare l’intera biografia del Maestro. E non solo sul versante artistico. In che modo infatti non definire coraggioso un uomo che, agli albori dei ‘90, sposa e mette incinta la pornostar Ilona Staller alias Cicciolina, allora al culmine della carriera? Chapeau. Grazie, Maestro, ma ora siamo alle solite. Il dono rischia di risultare gradito quanto la cravatta psichedelica che lei scova per lui fra i più lisergici reperti anni ‘70. Okay: guai a non indossarla. Ma dove lo piazziamo, l’oggettone? Lo lasciamo sull’arengario? Per carità. Sono già pronte le firme di una ventina di comitati anti-tutto, e pro-copie conformi. Allora, fingiamo di dimenticarlo in un cortile di Palazzo Vecchio, come si fece col Guerriero di Moore? Sì, bella figura coi pratesi: che a Moore e al suo «Buco» hanno dedicato una piazza. E poi, via: come si fa a dimenticare una statua color giallo acido-evidenziatore? È un bell’imbarazzo, diciamocelo. Un imbarazzo periodicamente riaffiorante a Firenze: città che, pur ospitando la statua più famosa del mondo, il David di Michelangiolo, e quella più bella, il Perseo del Cellini, si mostra poco incline ad apprezzare le new entry. Come dire? O’ presepe nun ce piace . Viva lo statuos quo . Ma loro, gli scultori, si ostinano. Donano. Dai tempi del Dante Incavolato (cioè: Dante tout-court) elargito alla città da Enrico Pazzi in occasione del sesto centenario dantesco, e spostato qua e là in piazza Santa Croce come un brutto ma non rottamabile ricordo di famiglia. Come il tristemente famoso Two Riwers di Greg Wyatt (che l’assessore Giuliano da Empoli avrebbe voluto vendere su E-bay) e le «brutte statuone» che la gemellata città cinese di Ningbo ha visto confinate a Villa Vogel. Ma ricordiamoci che un’opera di Koons, piaccia o no, ha un valore commerciale stratosferico. Forse, un’estrema furbata potrebbe esser quella di destinarla ad ornare, in ideale dialogo ultra-contemporaneo, ma anche citazionista, l’erigenda (?) Pensilina dei Grandi Uffizi progettata da Arata Isozaki: sarebbe un modo se non di risolvere il problema, di rimandare la soluzione.
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