Firenze. Su il sipario, bentornato Niccolini Edoardo Semmola Corriere Fiorentino 8/1/2016
Il teatro Niccolini restaurato
Per chi sbarcava per la prima volta nella Firenze, il teatro Niccolini degli anni Ottanta era un must. «Non so se sia una suggestione — ricorda — Gianluca Balestra, marchigiano, oggi alla guida del teatro Florida di via Pisana — ma io un’atmosfera così non l’ho più ritrovata». Stessa emozione per il regista e autore Giancarlo Cauteruccio.
Tanta è stata la fatica per riportare a nuova vita il Teatro Niccolini, visto che, come ha sostenuto il sindaco Dario Nardella, «è più difficile riaprire un teatro chiuso che farne uno nuovo da capo»; altrettanto intenso è stato il tasso di entusiasmo che ieri si respirava alla presentazione dopo 9 anni di lavoro e 20 di attesa. Firenze ritrova il suo teatro più antico, definito «un luogo che potrà essere all’altezza dei grandi esempi internazionali che troviamo a Parigi, Berlino, Londra» e «la risposta italiana alla comédie francaise», come hanno detto lo stesso sindaco e il proprietario Mauro Pagliai che ha finanziato con l’Ente Cassa il restauro. L’inaugurazione è stasera, dalle 19.45, con un’intervista-spettacolo a Paolo Poli, che di questo palcoscenico in mezzo secolo è stata una delle figure chiave. Poi spazio a un’esibizione del Quartetto Hyde della Scuola di Fiesole. Mentre la prossima settimana farà il suo ingresso Pitti Immagine quando, il 14 gennaio, presenterà la performance site-specific dello stilista Marco De Vincenzo. Inaugurazione già tutta esaurita in tutti i 408 posti e 4 ordini di palchi del più antico teatro «moderno» del mondo ancora in attività, chiuso per due decenni, nato con il nome di «Teatro del Cocomero» intorno al 1650. Attese personalità del mondo della politica e dello spettacolo da mezza Italia, per quello che è considerato un giorno molto importante per la città. Il premier Renzi ha anticipato tutti con un’incursione esplorativa due giorni fa. Stuzzicato ieri dall’ironia del mattatore Paolo Poli: «Spero che non ingrassi troppo il premier; è meglio più magro... ma del resto la televisione non imbellisce nessuno». Dell’immediato futuro si sa che «da aprile rimarrà aperto tutto il giorno tutti i giorni, fin dalle 9 del mattino con un caffé letterario condotto dall’appena rinata Accademia degli Infuocati — spiega Pagliai che il sindaco a proposito ha ribattezzato scherzando «infuocato di natura, ma senza facili giochi di parole col fuoco di paglia» — e con un programma di iniziative per preparare i turisti che vorranno visitare la città e soprattutto il nuovo museo dell’Opera del Duomo». E si sa anche che sarà molto attivo sul versante dell’ospitalità dei convegni, proponendosi come centro polivalente, non solo dedicato allo spettacolo dal vivo, e «avrà una stagione imperniata sulla tradizione della prosa italiana, specialmente del ‘700» come ha promesso Marco Giorgetti della Fondazione Teatro della Toscana, la ex Pergola, che gestirà lo spazio che viene già considerato «il nostro settimo palcoscenico». In controtendenza con quanto avveniva negli anni Ottanta, quando il Niccolini era un centro di teatro sperimentale. Nardella, sul palco con Pagliai, il presidente dell’Opera del Duomo Franco Lucchesi e l’ad di Pitti Immagine Raffaello Napoleone, si gode una vittoria importante per Firenze: «Un luogo come questo riqualifica un’intera strada, come via Ricasoli, nel segno di un turismo più consapevole e meno di massa». Una una riapertura a cui, come lo stesso Pagliai ricorda, «in pochi ci credevano fino a poco tempo fa», che arriva in concomitanza con i festeggiamenti dei cinquant’anni di Polistampa, la casa editrice fondata da Pagliai nel 1965. «In questo modo — aggiunge l’editore — ho voluto restituire alla città, in segno di gratitudine, qualcosa di tutto ciò che mi ha dato». Se il teatro guarda al futuro, Paolo Poli stasera lo battezzerà guardando al passato: con un’antologia della sua produzione. Ma non vuole che si parli di un «ritorno a casa». Anzi, scherza: «Spero di morire all’estero, come Dante».
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