Torelli: "Civis pompeianus, che orgoglio..." ANTONIO FERRARA 20 gennaio 2016 LA REPUBBLICA
ACCADEMICO dei Lincei e Premio Balzan 2014, l'archeologo Mario Torelli, 78 anni, riceve domenica il "Premio internazionale Amedeo Maiuri" e la cittadinanza onoraria dal sindaco Uliano.
Professor Torelli, che effetto le fa un riconoscimento così?
«Sono molto contento, è un premio intitolato a un personaggio centrale della cultura italiana che assieme a Giuseppe Fiorelli è l'icona di Pompei. E poi potersi dire civis pompeianus per un archeologo è molto significativo. Le dirò, ho avuto altre cittadinanze onorarie, ma questa la metterò in cornice».
Torna a Pompei dopo due recenti conferenze. Che cosa rappresenta per lei il sito vesuviano?
«La mia prima visita da scienziato risale al 1957, quasi 60 anni fa, con Ranuccio Bianchi Bandinelli e Giuseppe Lugli. Fummo accolti da Maiuri, Matteo Della Corte e un giovane Werner Johannowsky. Visitai Pompei con queste guide auguste. È un luogo con cui ogni archeologo prima o poi deve confrontarsi. Anche se ricordo che don Amedeo teneva moltissimo a Ercolano: volle accompagnarci a visitarla...».
Torniamo a Pompei. Come trova la situazione del sito archeologico?
«Il lavoro che è stato fatto è spettacolare. Rispetto all'impressione tragica che mi fece dopo il crollo della Schola armaturarum.
Era una città in abbandono, oggi sono molto fiero di aver un allievo, anzi il mio "Allievo" con la A maiuscola, Massimo Osanna, che sta portando avanti un lavoro eccezionale. Mi riconosco in lui e sono felice per questa esperienza ».
Professore Torelli, nel 2014 lei ha vinto il premio Balzan, un po' il Nobel per l'archeologia. A cosa sta lavorando?
«Mi ha fatto piacere riceverlo perché con parte del premio in denaro abbiamo finanziato un progetto di ricerca: venerdì uscirà il primo volume sulle "pinakes" di Locri. E lunedì pomeriggio a Pompei terrò una conferenza per presentare i miei studi sul monumento di Mamia».
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