Alto Adige. Chiese depredate. Brissinese nei guai. Aperto il processo Silvia Fabbi Corriere dell'Alto Adige 20/1/2016
Nel mirino La chiesa parrocchiale di Millan
È iniziato ieri il processo al brissinese Roberto Dal Bosco, 45 anni, sospettato di furto aggravato per aver sottratto quattro statue votive di santi e un crocifisso di legno dalle chiese della valle Isarco nel corso del 2013.
BOLZANO. È iniziato ieri in tribunale a Bolzano il processo dibattimentale nei confronti di Roberto Dal Bosco, un uomo di 45 anni di Bressanone. L’uomo è accusato di furto aggravato per aver sottratto — così sostiene l’accusa, che dovrà essere vagliata da un giudice prima di diventare definitiva — quattro statue votive di santi e un crocifisso di legno dalle chiese della valle Isarco nel corso del 2013. Alcune di queste statue erano di grande valore. Il busto ligneo di San Josef Freinademetz ad esempio, intagliato dallo scultore brissinese Paul Mussner, sottratto dalla chiesa dedicata al santo che si trova a Millan, valeva almeno 2.000 euro. Altre invece valevano poche decine di euro. All’uomo viene però contestata comunque l’aggravante di aver sottratto «cose esposte per consuetudine alla pubblica fede e reverenza». All’uomo, difeso dall’avvocato Martin Fill, viene contestato di aver sottratto una statua in legno raffigurante Sant’Antonio dalla Gruftkapelle della chiesa parrocchiale di Chiusa, una statua di legno raffigurante Sant’Antonio dalla chiesa parrocchiale di Fortezza, una statua in legno raffigurante Gesù dalla chiesa di Santa Caterina di Bressanone, così come un crocifisso in legno proveniente dalla stessa chiesa, e infine il busto ligneo di San Josef Freinademetz dall’omonima chiesa di Millan. Nel corso dell’udienza di ieri, che si è aperta davanti al giudice Michele Paparella ed è stata subito rinviata, avrebbero dovuto testimoniare due dei sacerdoti in servizio presso le chiese depredate. Si trattava di don Alfonso Habicher, parroco di Fortezza, che ancora spera di vedersi restituita la statua del padre Freinademetz sottratta da lì, e don Albert Pixner, decano di Bressanone. «Di solito di notte chiudiamo sempre la chiesa, mentre l’orario in cui sono avvenuti i furti è stato quello dopo mezzogiorno, quando c’è una situazione di calma e nessuno gira» ha spiegato don Pixner. Secondo l’accusa le statue sono state vendute ad alcuni negozi di antiquariato di Bolzano, dove la maggior parte di esse è stata poi ritrovata e recuperata. Nei guai sono finiti anche due dei titolari di questi negozi, nei confronti del quali l’accusa è stata poi derubricata da ricettazione a incauto acquisto. Uno di loro ha pagato un’oblazione, mentre l’altro è stato assolto. A curare le indagini sono stati i carabinieri del Norm di Bressanone guidati dal maresciallo Fabrizio Scogliesi, insieme ai colleghi della stazione di Chiusa guidata dal maresciallo Luca Sabetta. L’identificazione del presunto responsabile è stata resa possibile grazie alle immagini delle telecamere della videosorveglianza di una banca che nell’ottobre 2013 in piazza Parrocchia a Chiusa hanno ripreso una figura uscire dalla chiesa con carico voluminoso appresso. L’uomo ripreso — che ha un precedente ma per tutt’altro reato rispetto a quello per cui si trova ora sotto processo — è stato identificato in Dal Bosco, che ora si trova a dover rispondere dell’accusa di furto. I carabinieri hanno quindi effettuato un sopralluogo a casa dell’uomo, che è stato trovato in possesso di elementi che secondo gli inquirenti ne provavano la responsabilità per i furti delle statue. |