L'Italia cresce, la Sicilia cala Flop di musei e siti storici visite giù del 2,3 per cento ANTONIO FRASCHILLA 29 gennaio 2016 LA REPUBBLICA
Nell'anno del boom registrato in Italia per numero di visitatori e incassi, i musei e i siti della Sicilia segnano il passo. Senza un progetto e una politica culturale degna di questo nome, con cinque assessori cambiati in tre anni di governo Crocetta, i numeri certificano che qualcosa proprio non va nella gestione dell'immenso tesoro dei beni culturali dell'Isola. Imbottiti di dirigenti e custodi, circa 2 mila, in assenza di bookshop e guide interne a causa di un contenzioso che va avanti da quasi quattro anni con i privati, nel 2015 si è registrato un calo complessivo di visitatori del 2,3 per cento e un incasso di 20,5 milioni: tutti i gioielli della Sicilia messi insieme, dalla Valle dei Templi al parco archeologico di Selinunte, tra i più grandi del Mediterraneo, hanno incassato meno del sito di Pompei in Campania. Dati in controtendenza rispetto all'andamento nazionale, che segna invece un più 6 per cento.
L'assessore Carlo Vermiglio, da poco insediatosi, allarga le braccia e assicura il massimo impegno per invertire la rotta. «Il calo dei visitatori è dovuto al fatto che una norma nazionale ha cancellato l'ingresso gratuito per gli over 65 — dice — ma cresciamo come numero di ingressi paganti e anche come incassi. Segnali importanti di ripresa». L'assessore ha firmato due atti che erano attesi da tempo: il primo riguarda l'avvio delle sponsorizzazioni, con la Cantina Settesoli a Selinunte che donerà 40 mila euro, dopo anni di attesa a causa di un regolamento mai varato dall'assessorato. Il secondo atto riguarda la circolare che prevede l'obbligo per la parte degli incassi che va ai Comuni, pari al 30 per cento, di utilizzo di queste somme soltanto per la fruizione degli stessi beni e non per normale spesa corrente. «Con i soldi dei musei vanno migliorati i siti e non pagate feste e sagre — spiega Vermiglio — i sindaci che non rispetteranno questa norma non avranno alcun rimborso perché a tutti chiederemo un rendiconto delle somme spese dagli incassi dei biglietti».
In generale comunque i dati della Sicilia vanno in controtendenza rispetto al quadro nazionale che qualche settimana fa faceva esultare il ministro Dario Franceschini. Nel 2015 si sono registrati 3,9 milioni di visitatori, di cui 2,6 milioni paganti: i biglietti a pagamento staccati segnano un più 7,4 per cento, ma nel resto d'Italia l'incremento è stato del 14 per cento. Complessivamente si registra comunque un calo di visitatori e la giustificazione dello stop agli ingressi gratuiti per gli over 65 non regge molto: la norma è nazionale, e quindi non si spiega perché gli ingressi gratuiti nel resto del Paese siano invece aumentati del 4 per cento.
La verità è che i beni di Sicilia se raffrontati a quelli di altre realtà incassano poco o nulla. Nella top ten dei siti nazionali per numero di visitatori e incassi non c'è nessun bene della Sicilia. Al decimo posto c'è il museo delle antichità egizie di Torino, che ha avuto un boom con 757 ingressi e 5,7 milioni di euro di incasso. Il sito più visitato nell'Isola, il Teatro antico di Taormina, ha avuto 687 mila visitatori e incassato 4,5 milioni di euro, seguito a ruota dalla Valle dei templi (566 mila ingressi, 4,1 milioni di euro di incassi) e dalla Neapolis di Siracusa (507 mila ingressi, incasso da 3,6 milioni). Alcune province hanno numeri risibili: in quella di Caltanissetta i due musei del capoluogo, l'archeologico di Gela e quello di Marianopoli messi assieme hanno incassato 8 mila euro. In compenso vi lavorano quattro dirigenti (gli Uffizi ne hanno uno) e una quarantina tra custodi e funzionari. In tutta la provincia di Catania il museo della Ceramica di Caltagirone, la casa del Verga e il teatro romano a Catania, il museo di Adrano e le aree archeologiche di Mineo Acicatena, hanno incassato appena 178 mila euro, con un calo del 5 per cento.
Nell'Ennese la fa da padrone la Villa del Casale di Piazza Armerina, anche qui con numeri in discesa: 312 mila visitatori ma incasso in calo, passato da 2,7 milioni del 2014 a 2,3 milioni di euro dello scorso. Nel Palermitano i siti più visti sono stati il Duomo di Monreale (172 mila ingressi e incasso da 777 mila euro) e il Chiostro di San Giovanni degli Eremiti (60 mila ingressi, incasso di 238 mila euro). In provincia di Trapani l'area archeologica di Selinunte segna 227 mila ingressi e un incasso di 954 mila euro, quella di Segesta 297 mila visitatori e incasso da 1,2 milioni.
In generale la Regione non valorizza i propri gioielli, ma paga decine di custodi e dirigenti in siti che non vanno oltre 25 mila euro di incasso in un anno: che senso ha pagare sei dirigenti, tre ad Aidone e tre alla Villa del Casale se questi due siti, a pochi chilometri di distanza, non hanno mai fatto alcuna politica comune? A Mistretta i dirigenti sono ben due per un museo che ha registrato in un anno 1.546 visitatori. Una media di quattro al giorno, meno dei dipendenti considerando anche i custodi.
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