Questi nudi non copriteli. di Elisabetta Arrighi 29 gennaio 2016 IL TIRRENO
Matteo Renzi, che prima di diventare presidente del Consiglio è stato sindaco di Firenze, lo dovrebbe sapere bene che l’arte è nuda e che spesso proprio il nudo diventa sublimazione
Quando si parla di arte non è il caso di scherzare. Perché l’arte è la sublimazione della creatività e della genialità umana che filtra emozioni e stati d’animo. L’arte fa parte della storia dell’uomo e lo rappresenta. Racconta la sua evoluzione, la sua cultura, il suo modo di vivere. Ed è capace di parlare un linguaggio universale, che deve essere capace di unire e non di allontanare. L’arte è dentro di noi e tutto attorno a noi. Perché la sua massima espressione è rappresentata da quello che ci circonda, dalla bellezza delle città e delle campagne, da quella dei deserti fino alle montagne, dall’immensità del mare e del cielo.
L’arte siamo noi e la nostra cultura che parte da lontano. Una cultura che si è evoluta e che noi, oggi come ieri e come lo sarà domani, siamo chiamati a conservare e nello stesso tempo far crescere. Per cui la scelta di coprire, perché raffiguranti scene di nudo, alcune sculture e porcellane esposte nelle sale dei Musei Capitolini durante la visita a Roma del presidente iraniano Hassan Rohuani credo che sia stato un gesto ottuso. Un eccesso di zelo - se vogliamo essere generosi - che ci ha ridicolizzati davanti al resto del mondo. E proprio di scelta ridicola hanno parlato i più grandi quotidiani europei. Mentre in Italia la polemica ha cominciato ad infuriare al suono di parole come provincialismo e censura. Con le forze politiche di opposizione scatenate contro il Governo, mentre alcuni archeologi cercavano di placare gli animi sottolineando come una scelta del genere può essere un modo di andare incontro a culture diverse. Però con un rovescio della medaglia: in questo modo non viene rispettata la nostra identità.
Palazzo Chigi si è innervosito per l’accaduto, e alla fine il j’accuse è andato a colpire Ilva Sapora che gestisce il Cerimoniale di Stato, anche se è cominciato il solito teatrino del rimpallo delle responsabilità. Certo, Matteo Renzi che prima di diventare presidente del Consiglio è stato sindaco di Firenze, lo dovrebbe sapere bene che l’arte è nuda e che spesso proprio il nudo diventa sublimazione. A Firenze basta girare per strade e musei, seguendo i percorsi del Rinascimento, per ammirare la somma bellezza del David michelangiolesco o della Venere che nasce da una conchiglia. Che cosa si dovrebbe fare, allora, mettere il vestito a tutte le opere d’arte?
Ad essere sinceri proprio a Firenze l’hanno fatto, e di recente. Quando è arrivato il principe ereditario degli Emirati Arabi, il Cerimoniale ha scelto di usare un paravento per togliere alla vista un nudo dello scultore contemporaneo Jeff Koons, perché nei paesi arabi e islamici gli organi genitali, quindi le parti sessuali, non possono essere esibiti. Ma l’arte che mostra il corpo umano fa parte della nostra storia e come noi occidentali quando andiamo in altri Paesi cerchiamo di rispettare le culture e tradizioni locali (personalmente, nei Paesi arabi, ho sempre indossato abiti con le maniche lunghe e in certe situazioni ho coperto i capelli con un foulard) anche chi viene in Italia e in Europa, proprio per il principio di reciprocità, è tenuto a rispettare la nostra cultura, della quale fanno parte anche i nudi artistici.
Ma forse più che l’eccesso di zelo della signora Ilva, ha contato la necessità di non contrariare l’ospite visto quello che c’era in ballo. Quindi meglio coprire i nudi, anche se espressione dell’arte all’ennesima potenza. E meglio ancora firmare senza intoppi i contratti miliardari necessari all’industria italiana. Opportunità politica, insomma.
La prossima volta, però, l’arte deve essere lasciata al suo posto, perché non può passare il principio di sottomissione della nostra cultura. E non è piacevole sentirsi ridicolizzati dal resto del mondo.
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