Vasi pregiati e tombe greche a due passi da Kamarina una fattoria dell'antichità ISABELLA DI BARTOLO 04 febbraio 2016 La Repubblica
Un borgo del IV Secolo avanti Cristo abitato da agricoltori benestanti, amanti del bello e poco inclini alle guerre. Erano vitali, lavoratori e curiosi gli antenati dei ragusani che popolavano un villaggio rurale alle spalle di Kamarina ed erano greci di seconda generazione, ovvero nati in Sicilia dopo la prima ondata di colonizzazione. È il quadro che emerge dall'analisi dei ritrovamenti archeologici scoperti in occasione dei lavori per la nuova viabilità a servizio dell'aeroporto di Comiso dove, a breve, la Soprintendenza di Ragusa riaprirà un cantiere di scavi sistematici per svelare il volto nascosto del territorio più antico.
Qui nel 2012, in occasione dei lavori per la realizzazione di una rotatoria, gli archeologi della Soprintendenza iblea portarono alla luce i primi resti di un cimitero obbligando la Provincia regionale a rivedere il progetto per consentire lo studio di un ritrovamento eccezionale.
«Sì – spiega l'archeologo Saverio Scerra – perché a questa zona della piana dell'Ippari sono attribuiti vasi attici a figure rosse oggi esposti al museo Orsi di Siracusa senza però alcuno scavo sistematico. Biagio Pace ipotizzava la presenza di abitati antichi ma mai qualcuno ha potuto indagare qui». I lavori per l'aeroporto rappresentavano dunque un'ottima occasione ma, in realtà, la squadra degli archeologi della Soprintendenza non trovò nulla di rilevante fino a quando, l'ultimo giorno, per salvare un albero venne spostato di poco il saggio di scavo e l'escavatrice urtò contro qualcosa di duro: una tomba greca.
Una sepoltura in lastre di calcare locale con tanto di coperchio. «Al suo interno non vi erano resti ossei a causa dell'acidità del terreno – prosegue Scerra – ma la nostra sorpresa fu grande davanti a 5 lekythoi, vasi di grande bellezza, tra cui uno a sfondo bianco con la raffigurazione di donna intenta a libare sull'altare e, scoperta ancora più straordinaria, una lama di coltello posta all'altezza della mano destra del defunto come a sancire l'ultimo gesto dell'uomo. Un rituale funerario che riecheggia le libagioni descritte da Omero e che ci lasciò senza fiato».
I reperti narrano di una comunità dedita alla coltura dei cereali, all'allevamento di cavalli, muli e buoi. Un villaggio di ricchi agricoltori come dimostra il fatto che acquistassero vasi provenienti dall'Attica, dalla regione di Atene: le lekythoi rinvenute nelle tombe sono i "vasi dei morti" di cui parla Aristofane; servivano per le cerimonie funebri e venivano deposte all'interno delle tombe quale simbolo di legame con l'aldilà.
Lo scavo è proseguito negli anni successivi ma senza tecnologie avanzate per la peculiarità argillosa del terreno, facendo sì che gli archeologi davvero seguissero le orme tracciate dai grandi predecessori del Novecento: niente georadar, dunque, ma solo lavoro manuale. Il risultato è stato il ritrovamento di altre sette tombe, quasi tutte di età greca.
«Gli scavi proseguiranno – dice Calogero Rizzuto, soprintendente ai Beni culturali di Ragusa – così come lo studio di questo luogo che restituisce un tassello importante per la storia della Sicilia più antica e che mostra come la nostra terra custodisca ancora tesori di grande interesse non solo storico ma anche sociale ».
I lavori procederanno subito dopo la variante al progetto mentre si dovrà anche pensare a come tutelare la zona archeologica. I reperti, invece, saranno il nucleo di un museo archeologico nell'aeroporto di Comiso.
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