ROSCIGNO - Parco archeologico invaso dalle mucche Danni e polemiche di Andrea Passaro 06 febbraio 2016 La città di Salerno
«Parco archeologico di Monte Pruno: abbiamo investito circa 500mila euro di fondi pubblici per valorizzare un sito che rientra nel patrimonio Unesco e cosa accade? Un pastore del posto, su proprietà pubblica e protetta archeologicamente, devasta con le proprie mucche il lavoro di mesi». È lo sfogo del sindaco di Roscigno, Pino Palmieri, contro un pastore che, nel pomeriggio di giovedì, ha portato le proprie mucche al pascolo all'interno della zona archeologica, devastandola. «L'egoismo, la prepotenza e l'arroganza di pochi – sottolinea il primo cittadino - ha rubato il futuro alle nuove generazioni della nostra terra». «Penso – confessa Palmieri – che si sia trattato di un gesto premeditato perché hanno atteso che io mi allontanassi da Roscigno per portare almeno 50 mucche a pascolare su un'area di proprietà comunale. E per far rimanere lì gli animali che hanno distrutto tutto, hanno anche applicato un filo elettrico attorno all'area». «Ho già fissato, per martedì – precisa - la riunione di giunta per attivare tutte le azioni penali e civili nei confronti del responsabile di tale scempio». Il parco archeologico, grande quanto Roscigno vecchia, è stato oggetto di lavori a partire dal settembre 2015 fino al dicembre scorso. L'abitato di Monte Pruno risale ad un periodo tra il quarto ed il terzo secolo avanti Cristo. Durante gli scavi, che hanno visto la partecipazione dell'Università di Napoli, sono state ritrovate alcune tombe. Gli interventi, operati con fondi europei, per un totale complessivo di circa un milione di euro, hanno consentito di ripulire e riportare alla luce un'area completamente dimenticata tanto da essere stata anche recintata da ignoti. Coi fondi Ue sono state eliminate le barriere, costruite staccionate e sentieri, con panchine e tavoli per l'accoglienza dei turisti. Scopo dell'amministrazione è quello di costruire un circuito turistico che includesse anche Roscigno vecchia. L'invasione di mucche ha anche rischiato di distruggere reperti di notevole importanza in un sito Unesco dove la tutela spetta a Soprintendenza, Ente Parco e Comune.
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