Un nuovo mecenatismo per la cultura presidente Torino Musei 08 febbraio 2016 LA REPUBBLICA
NE SONO vivida testimonianza tutte quelle persone e organizzazioni che amano le loro città e musei e si impegnano per reperire o raccogliere fondi per le attività di valorizzazione e adeguamento delle strutture, restauro e acquisizione delle opere o ampliamento delle collezioni. Volontari che, rivestendo a pieno titolo il ruolo benemerito di "civil servants", corrono in soccorso di una pubblica amministrazione in stato di emergenza permanente con il loro tempo, il capitale relazionale, le idee e la capacità economica. A Torino ne abbiamo esempi felici. Gli Amici della Fondazione Torino Musei non solo offrono il loro contributo per restaurare l'opera di Fontana alla Gam, ma stanno sostenendo l'adeguamento dell'impianto illuminotecnico della sala delle Quattro Stagioni di Palazzo Madama; trentacinque grandi imprese si sono riunite nella Consulta di Torino, per supportare generosamente con interventi strutturali i beni culturali del Piemonte e della nostra città. Ancora una buona prassi espressa dal nostro territorio, affermato modello di riferimento per il resto d'Italia, manifestazione di senso civile e propensione al dono e alla partecipazione che sono veicolo di sviluppo e coesione sociale ma anche garanzia del controllo sull'appropriatezza e la qualità degli interventi, la destinazione delle risorse e, in definitiva, il reale raggiungimento dei risultati. E anche sul fronte della sensibilizzazione, ci sono buone notizie: gli "amici" della FTM sono aumentati nel 2015 del 10 per cento, grazie soprattutto all'ingresso di molti giovani. Di fronte a un modello così evoluto, la chiamata a partecipare è qualcosa di più di una possibilità: è l'esercizio di un diritto (e di un dovere) civico.
(*presidente Torino Musei)
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