Prato. «Cara Vicenza, oltre ai soldi rivogliamo i nostri quadri» Giorgio Bernardini Corriere F12iorentino 12/2/2016
Prato: incontro teso tra manager della Popolare e risparmiatori. «Le vostre azioni non risaliranno»
PRATO. «Intanto ridateci i nostri quadri e cancellate la vostra arroganza». La bordata di Sauro Bessi, 70enne ex dipendente della CariPrato e socio della Banca popolare di Vicenza, è il simbolo dell’onore ferito — e non solo delle tasche svuotate — di un intera città. Sono le 19.30 di ieri sera quando Bessi incalza dal palco del teatro Politeama pratese il direttore generale di BpVi, Francesco Iorio. La sala è gremita, 1.000 persone ad ascoltare la «richiesta di fiducia» che i nuovi vertici della banca veneta (la più importante della città dopo l’acquisizione di CariPrato nel 2010) è venuto a fare ai suoi azionisti. Ma i soci, non solo sono delusi, sono arrabbiati. Così il direttore generale Iorio, deve cedere la parola presto: la folla rumoreggia, vuole la parola per le domande. Nessun risultato dal discorso «sull’opportunità di ricostruire un patto di fiducia», né dalle spiegazioni sulla necessità di un nuovo aumento di capitale. Gli azionisti raccontano «la delusione», «i risparmi di una vita persi», le storie di pensionati «defraudati» e quelle degli imprenditori che si sentono «presi in giro», come nel caso di Alessandro Faggi, piccolo industriale nel ramo dei trasporti. Un confronto teso, con «buu» e insulti, anche se Iorio e il presidente Bpvi Stefano Dolcetta — che prima avevano incontrato il sindaco Matteo Biffoni e le categorie economiche, sindacati, associazioni dei consumatori e della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato — tentano di smarcarsi come possono da «responsabilità che non appartengono a questa gestione». E a un certo punto al direttore generale scappa un «su questo c’è la Procura della Repubblica che indaga». Niente rassicurazioni nemmeno sul prezzo delle azioni, «che non risaliranno mai al valore di 48 euro», spiega Iorio. Nessuno di coloro che escono dal teatro si dice «disposto a reinvestire sulla banca». Infine la risposta sui quadri di Caravaggio, Bellini e Lippi un tempo custoditi a Parto ed ora portati a Vicenza: «Personalmente — dice Iorio — sono fiducioso sui quadri a Prato, ma vorrei fare le cose invece che dirle». Intanto però il sindaco Biffoni sottolinea: «Nel caso di un’eventuale dismissione del patrimonio artistico è importante che non ci sia uno smembramento della collezione ma, anzi, che questo torni alla Galleria degli Alberti a Prato».
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