BARATTI. Giù le mani da chi scopre la storia di Alessandro De Gregorio 20 MARZO 2016, IL TIRRENO
IL COMMENTO. Valorizziamo gli scavi, ma non vanno fermati
Lì per lì pensavo di aver capito male. E invece era proprio così.
I renziani dell’associazione Costa Toscana Cambiaverso chiedevano proprio di smetterla, di non scavare più lungo il litorale di Baratti. A ribadire il concetto c’era quella frase tutta in maiuscolo: «Stop agli scavi lungo la spiaggia».
Ora, tutte le opinioni sono rispettabili ma questa mi pare proprio grossa: chiedere tout court di non scavare più a Baratti? Perché questo pretendevano i Cambiaverso, anche se il giorno dopo qualcuno ha provato a correggere il tiro parlando di «tentativo di aprire una riflessione».
Ma quel comunicato era chiarissimo, altro che riflessione… Tanto che anche ieri gli stessi scrivevano: «Ricoprire un cantiere archeologico con terra di riporto è come curare un tumore con l’aspirina». Invece chiudere quel cantiere cos’è, la cura del secolo? Ma ci rendiamo conto che il valore di quel golfo non si esaurisce con i pur superbi tramonti?
Baratti è uno spettacolo naturalistico e sì, avrebbe bisogno di maggiori cure. Un luogo magico che tutti noi dovremmo difendere (meglio) dalle mareggiate, dai nubifragi e da certi appetiti. Ma mica dagli archeologi. Se Baratti è Baratti, lo dobbiamo anche ai nostri nonni etruschi. E a chi, giorno dopo giorno, dissotterra pezzi di storia.
Facciamo in modo piuttosto di valorizzarli davvero, quei pezzi di storia. E magari studiamo altri sistemi antierosione. I cosiddetti sacconi hanno fallito. Ricacciare gli archeologi nella macchia sarebbe un fallimento anche peggiore.
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