Milano. Una distrazione monumentale Giangiacomo Schiavi Corriere della Sera - Milano 22/3/2016
Non ci sono parole oltre alla vergogna per bollare gli squallidi furti al Monumentale. E non c’è che da approvare l’iniziativa dell’assessore Franco D’Alfonso, che ha chiesto al consiglio comunale di sbloccare il piano per le nuove telecamere da collegare alla centrale operativa della polizia, per rafforzare la sicurezza nel cimitero. Contro i ladri di memoria e di opere d’arte funeraria la videosorveglianza è un efficace deterrente. Ma quando alla razzia dei busti in bronzo di Antonio e Alberto Ascari — padre e figlio, piloti e campioni uniti da un tragico destino in pista — si aggiunge il furto di 32 monumenti dalle tombe storiche, è il caso di prendere più sul serio la denuncia dell’Associazione Amici del Monumentale, che da tempo segnala la necessità di un censimento accurato delle opere, per poter tutelare più efficacemente «quello che forse è il più importante museo a cielo aperto d’Europa», come ha detto la presidente Carla De Bernardis. I furti su commissione stanno diventando troppo frequenti e le maglie larghe della sicurezza vanno riviste. Non si può applicare contro ladri e vandali la spending review.
Il Monumentale è patrimonio della città. Un luogo di raccolta della milanesità. La condivisione sulla sua tutela unisce sponde diverse della politica. Era stato il centrodestra a lanciare il progetto di museo a cielo aperto, con l’ex assessore Gallera. Oggi gli Amici del Monumentale organizzano spettacoli di teatro e di musica jazz. Una visita attraverso il Famedio aiuta a catturare la fisionomia propria di Milano. «Qui i cittadini nativi come Manzoni e Cattaneo convivono con quelli adottivi, come Verdi e Toscanini», ha scritto il sindaco Pisapia in un corposo dossier elaborato dal giornalista Bruno Maffeis.
Nel gran bazar dei mutamenti, il Monumentale con le opere d’arte neoclassiche, liberty e d’avanguardia, riassume meglio di tante parole lo spirito di chi ha reso grande Milano e l’Italia: quello del meticciato di idee, sogni e valori. In una delle tante visite guidate, soffermandosi sui monumenti a Cattaneo, Bocconi, Brioschi, Mylius e Colombo, l’economista Marco Vitale indicò il filo rosso che li legava: «La convinzione che intelligenza, volontà e scienza sono i pilastri di una buona imprenditoria, di un buono e civile sviluppo, di una buona città. Pilastri sui quali ancora oggi noi poggiamo, e che resistono, anche se da qualche tempo li stiamo prendendo a picconate». |