Bergamo. Obiettivo restauri Gisella Laterza Corriere della sera - Bergamo 23/3/2016
Bando dell’Ateneo di scienze, lettere e arti per il recupero di un bene «non più vissuto»
C’è tempo fino al 31 marzo per partecipare al «Premio RestauraBergamo» indetto dall’Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo in collaborazione con la Fondazione Credito Bergamasco. Lo scopo dell’iniziativa è destare l’attenzione su alcune aree e su manufatti artistici o urbanistici che hanno smesso di essere vissuti dalla popolazione.
«C’è più periferia nel centro commenta Maria Mencaroni Zoppetti, presidentessa dell’Ateneo. Nel cuore della nostra città, ci sono posti non attrattivi, non propulsori. Che non vanno lasciati al degrado e al disuso. Ma occorre invece riscoprirne il senso attraverso il “restauro”, nell’accezione più ampia del termine. Dobbiamo riproporli per quello che sono. Per come sono nati. Per la storia sociale e la cultura che li hanno segnati, connotati».
Al premio si concorre con un progetto originale, massimo 10.000 battute, che presenti le azioni da intraprendere per la valorizzazione e il recupero di un bene proposto dal candidato, spiegando anche il motivo della scelta. In allegato va aggiunto il proprio curriculum ed eventuali immagini. Il tutto da inviare a info@ateneobergamo, o all’indirizzo dell’associazione, via Tasso 4. Inizialmente, in palio c’erano 2.000 euro per un solo vincitore. Ora i premiati saranno due, grazie a una donazione di un socio dell’Ateneo. La cerimonia di proclamazione dei premiati si terrà il 18 maggio.
Al bando «RestauraBergamo» è legato il ciclo di incontri «Lontano dal centro». Iniziati a febbraio, proseguiranno fino a fine maggio. Oggetto delle prossime conferenze è il complesso di edifici nei dintorni della chiesa di San Michele al Pozzo Bianco. Uno spreco di spazio e di verde all’ingresso della città sul colle, secondo l’Ateneo, poiché non valorizzato, non vissuto consapevolmente.
Per riscoprirlo, l’appuntamento è ogni martedì alle 17.30 nella Sala Galmozzi. I numerosi relatori sono soci dell’Ateneo, architetti, medievisti, storici dell’arte, docenti universitari, assessori comunali. Il 24 maggio, ultimo incontro, sarà presente il sindaco Giorgio Gori accanto ai professori Mauro Ceruti (Iulm) e Pierluigi Bocchi (Università di Bergamo).
Nei loro interventi tracciano le storie dimenticate di Bergamo. Storie che emergono da pergamene dal IX al XII secolo. O dal diario manoscritto del monaco e letterato Donato Calvi. O da tante altre fonti, attraverso cui sentiremo l’eco di luoghi perduti e rivedremo i popoli di ieri muoversi sulla scacchiera del tempo e tornare presenti. Vedremo che la loro importante eredità culturale oggi si intreccia a episodi di degrado e abbandono.
In questo quadro, molti relatori si interrogano dunque attorno a una domanda: perché un così ricco centro storico si sta vuotando? «Viverci normalmente è difficile — commenta Maria Mencaroni Zoppetti —. Faccio sempre la battuta che in Città Alta è un’impresa comperare un bottone o la carta igienica. Inoltre, non ci sono parcheggi. Non ci sono servizi pubblici sufficienti. È un problema anche per chi dalla città vuole uscire. Bisogna invertire la tendenza».
In questo senso, la presidentessa dell’Ateneo ha notato con piacere il grande interesse dimostrato dai cittadini nei confronti di entrambe le iniziative.
«Sala piena durante le conferenze — conclude — e una decina di elaborati giunti finora. Segno che non si vogliono solo edifici funzionali, mentre i resti della città più antica, più autentica forse, rischiano di diventare quasi un parco a tema per turisti frettolosi e onnivori».
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