Milano. Lo sfarzo inedito di Palazzo Turati addolcito dai colori dei tulipani Annachiara Sacchi Corriere della Sera 15/4/2016
Scoprire angoli nascosti di Milano. Palazzi dalle facciate austere che nascondono tesori e storie secolari. Poter entrare in stanze inaccessibili e sorprendersi. Il Salone del Mobile rende possibile anche questo: con l’arrivo di designer e architetti, le antiche dimore della città accolgono i visitatori, non solo agli addetti ai lavori. È il caso di Palazzo Francesco Turati, sede della Camera di Commercio in via Meravigli 7, che quest’anno per la prima volta spalanca il suo portone e ospita Masterly — The Dutch in Milano , il padiglione olandese curato da Nicole Uniquole che riunisce 125 progettisti, artigiani, produttori, stilisti. Il problema è dove guardare: i soffitti affrescati, i pavimenti in legno intarsiato, i marmi e le decorazioni in oro, le tappezzerie in velluto o i prodotti (di altissimo livello) degli espositori? In ogni caso, meglio approfittarne: il palazzo in stile neorinascimentale fatto costruire tra 1873 e 1876 dal conte Francesco Turati e appena restaurato, rimarrà aperto fino a domenica, dalle 11 alle 20 (ingresso gratuito). Ed è una gioia per gli occhi: la scala monumentale coi decori a stucco delle volte, le tre sale al primo piano arricchite dalle pitture di Giuseppe Bertini e Mosè Bianchi e con sculture di Ludovico Pogliaghi (bisogna indossare degli orribili sovrascarpe, ma ne vale la pena). Cinque piani, i saloni che si rincorrono, una terrazza mozzafiato. E, intorno, merletti, intagli, lampade di terza generazione, ceramiche in un continuo gioco di rimandi con l’ambiente circostante. L’Olanda celebra se stessa nel centro di Milano. Un inno all’innovazione, alla sostenibilità, alla sapienza dei maestri di una volta: in mostra anche quattro dipinti floreali del Seicento fiammingo. A proposito di fiori: il cortile del Palazzo, parzialmente coperto, è stato decorato con un tappeto di coloratissimi tulipani. Quindicimila fiori «per ringraziare i milanesi dell’ospitalità». |