CHIETI. Musei, aperto di domenica solo quello universitario 18 aprile 2016 il Centro
CHIETI. “Chieti città della cultura", è lo slogan più volte ripetuto da chi amministra Chieti, per segnalarne la vocazione e indicarne le potenzialità legate al patrimonio archeologico e monumentale che l'antica Teate ha la fortuna di possedere. Ma come trova applicazione concreta questo impegnativo slogan? Forse chiudendo la domenica, come è stato deciso, i nostri importanti musei, quello nazionale di Villa Frigeri e quello della Civitella e rendendo invisitabili tutti gli altri reperti, dal teatro romano alle terme?
La brutta, anzi bruttissima realtà è che la domenica a Chieti è aperto un solo museo, quello Universitario. E' l'unico che i turisti possono visitare, l'unico che salva, o comunque attenua la vergogna, di un città che proprio la domenica mette le sbarre a ciò che invece dovrebbe promuovere e far funzionare a orario continuato per rendere concreti tutti i discorsi, che peraltro partono dallo stesso ministro Dario Franceschini, che parlano di sfruttamento dei nostri beni culturali. Invece per tutta l'estate, se non interverranno auspicabili ripensamenti, sia il sabato pomeriggio che la domenica i musei rimarranno chiusi. A questo punto bisogna solo essere grati all'Università d'Annunzio, al direttore del museo professor Luigi Capasso e a tutti i dipendenti per il fatto che restano aperti la domenica.
Mettono a disposizione della città e degli eventuali turisti un museo che merita certamente molta attenzione, per quanto mostra nelle sue sale e per il livello raggiunto anche nella ricerca e nello studio riguardante tutto ciò che del passato merita di essere conosciuto e mostrato. Infatti ci sono esposti preziosi fossili, scheletri e riproduzione di grandi animali preistorici, percorsi che raccontano l'evoluzione dell'uomo, attraverso immagini e reperti, collezioni di animali imbalsamati che sono stati recuperati anche da scuole cittadine, interessantissimi oggetti che raccontano la scienza e i progressi fatti nel tempo. C'è poi una sala espositiva dove si possono vedere delle mummie rinvenute nel territorio abruzzese, oltre ad una riproduzione della famosa mummia di Innsbruck, Otzi, per studiare la quale quando riemerse dai ghiacciai delle Alpi venne chiamato anche Capasso.
C'è infine tutta una sala riservata ad una davvero eccezionale collezione di opere d'arte raffiguranti tartarughe, donate al museo dal mecenate Alfredo Paglione, raccolte dalla compianta moglie Teresita. Ci sono lavori firmati da Guttuso, da Fontana e da tanti altri importanti artisti.(gi.di.ti.)
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