Udine, tesori archeologici abbandonati all’incuria di Alessandra Ceschia 30 aprile 2016 IL MESSAGGERO VENETO
Giovanni Marsico (Identità civica): i resti dell’antica fornace invasi dalle erbacce. Presto un’interrogazione anche sulla targa a Giovanni da Udine
UDINE. Tesori archeologici e storici dimenticati, ricoperti dalle erbacce, quando non dai rifiuti gettati a terra da gente maleducata e irrispettosa.
Non è necessario andare in periferia per trovare qualche esempio, basta rimanere nel centro cittadino. A indicare un sito che dovrebbe essere non solo protetto, ma anche valorizzato, è Giovanni Marsico consigliere comunale di Identità civica che, sull’argomento, ha intenzione di presentare un’interrogazione in consiglio comunale per chiedere un intervento tempestivo ed efficace.
«La città di Udine offre tante occasioni per leggere la storia di antichi insediamenti – osserva Marsico –. Una di queste è rappresentata dai resti dell’antica fornace di fianco alla chiesa di San Francesco che, a mio parere, non vengono valorizzati, stanti le condizioni indicibili in cui versa il sito in questione. A nulla vale, purtroppo, il luogo in cui si trova: proprio di fronte all’ingresso del Comune di Udine in via Beato Odorico da Pordenone. Mi chiedo perchè non si possa valorizzare il sito, senza sostenere alcuna spesa, degnandolo almeno di una doverosa cura e pulizia, privandolo della erbacce che ne hanno invaso la superficie» postula Marsico.
Nell’agosto 1985, in occasione dei lavori di restauro preventivo delle fondazioni della chiesa di San Francesco, furono rinvenute alcune ossa di persone inumate. Il cantiere fu quindi oggetto di uno studio da parte del personale scientifico dei Civici musei di Udine che potè evidenziare, in corrispondenza della testata settentrionale del transetto, i resti delle cappelle rimaste in funzione fino all’inizio del secolo scorso.
Poco più a est la trincea aperta dalla pala meccanica evidenziò una fossa con numerosi frammenti ceramici protostorici che fu oggetto di un successivo scavo e recupero effettuato dalla Soprintendenza archeologica in collaborazione con i Civici musei.
L’intervento mise in luce a nord e a sud del transetto della chiesa materiali protostorici risalenti all’età del ferro e del bronzo medio-recente.
Fu individuata una struttura a pianta rettangolare utilizzata come forno in fossa per la produzione di recipienti ceramici.
Eppure, fa notare Marsico, quei resti non solo non sono segnalati, protetti dalle intemperie e valorizzati, ma sono invasi dalla vegetazione e trascurati.
Un altro segno di incuria, che l’esponente di Identità civica evidenzia, riguarda la presenza della lapide commemorativa intitolata a Giovanni da Udine.
«L’insegna che campeggia in via Gemona è ormai illeggibile – osserva Marsico – il profilo dorato con il quale erano state realizzate le lettere non è più leggibile, eppure, la targa apposta nel dicembre 1874 dall’Accademia udinese indica l’abitazione in cui visse per lungo tempo il pittore e architetto che nacque nel 1487 in Borgo Grazzano. «Non credo che un intervento di restauro comporti un costo eccessivo – osserva Marsico – ma certo darebbe le possibilità a chi percorre la strada di leggere il contenuto di quella targa».
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