BOLOGNA - Spunta una banlieue medievale nel giardino di Porta San Donato PAOLA NALDI 03 maggio 2016 LA REPUBBLICA
LA BOLOGNA medievale aveva la sua banlieue a Porta San Donato, e dove oggi si muovono giovani studenti universitari, tra il Museo di mineralogia Bombicci e le aule del dipartimento di Fisica, nel XIII secolo si insediavano i nuovi abitanti della città. Un quartiere periferico, molto modesto, stava sorgendo poco oltre la cerchia delle mura, specchio della crescita demografica, sociale e culturale del tempo. Un rione di cui si erano perse le tracce ma che ora sta ritornando alla luce grazie ad un nuovo scavo archeologico.
Il cantiere è stato aperto da qualche tempo dalla Soprintendenza, in accordo con Enel e Tper, nel punto in cui sorgerà una nuova cabina elettrica di servizio al Crealis. «Già cinque anni fa abbiamo portato avanti i primi sondaggi preventivi per il progettto della cabina elettrica – spiega Renata Curina che segue i lavori per conto della Soprintendenza -. Siamo arrivati ad una profondità sufficiente per incontrare anche i resti più antichi, di epoca romana, che hanno messo in luce un'antica strada che collegava il centro alla campagna».
Non sempre l'archeologia urbana regala grandi ritrovamenti, oggetti da museo o reperti preziosi, ma ogni scavo aggiunge un tassello alla storia della città, scrivendo pagine di cronaca di vita quotidiana in cui i protagonisti sono persone comuni, e non necessariamente nobili e guerrieri.
«I ritrovamenti di queste abitazioni medievali-rinascimentali sono significativi perché ci mostrano un quartiere che non conoscevamo quasi per niente, composto da edifici feudatari – prosegue l'archeologa -. Sono costruzioni povere, quasi interamente costruite in legno ma raccontano come la città si espandesse in questa direzione. Poi, successivamente, l'intera area è stata rasa al suolo per fare spazio a edifici più importanti».
Quella che sta emergendo è la parte più superficiale ma gli scavi, per costruire le paratie della cabina, andranno in profondità arrivando quindi alle stratificazioni di epoca romana. «Probabilmente non ci saranno grandi sorprese, anche perché c'è uno spesso strato di terreno alluvionale che ricopre la parte più profonda, segno di una modifica morfologica importante – sottolinea Curina -. La strada romana era quasi certamente una via secondaria il cui tracciato si è perso nei secoli successivi. Per ora negli edifici medievali non troviamo affacci importanti sulla via: in fondo siamo solo in prossimità di via Zamboni, che era una strada di rilievo».
Tra la fine di maggio e gli inizi di giugno dovrebbero essere completati gli scavi della parte medievale ma la Soprintendenza non si sbilancia sui tempi di conclusione dei lavori. «Non avendo grandi informazioni sulla sequenza stratigrafica non mi sbilancio – conclude l'archeologa -, intanto c'è da studiare un nuovo quartiere della città».
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