1 miliardo per la cultura e la valorizzazione del patrimonio, ma l’emergenza rimane Luigi Caiafa www.cultora.it, 06/05/2016
Dopo i recenti dati Eurostat, che vedono l’Italia penultima in Europa per la spesa in educazione e in cultura, il 1° maggio si è assistito a un evento che molti “sensazionalisti” hanno definito epocale: il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) ha deciso di stanziare 3,5 miliardi di euro per la ricerca e la cultura (in realtà, trattasi principalmente di fondi sbloccati per la conclusione di programmi già avviati ma rimasti in sospeso). Di questi, 1 miliardo è destinato alla cultura, e prevede il finanziamento di 33 progetti di restauro e valorizzazione del patrimonio culturale. La lista degli interventi in programma è stata pubblicata su tutte le principali testate nazionali.
Il ministro Dario Franceschini ha subito affermato che è “il più grande intervento sul patrimonio culturale della storia repubblicana”. Tuttavia, rimane lo scetticismo verso un sistema che presenta molte criticità e che rischia di aggravare la situazione. Difatti, sono ancora molti gli argomenti su cui discutere e altrettante le questioni da affrontare.
Uno dei maggiori osservatori della politica culturale italiana, lo storico dell’arte Tomaso Montanari ha sintetizzato con una metafora il suo pensiero in merito alle recenti scelte governative. Nel post intitolato “Cultura: avere un miliardo e morire di sete”, pubblicato sul suo blog Articolo 9 del quotidiano La Repubblica, scrive: “Di fatto è il finanziamento di 33 interventi straordinari e una tantum per il patrimonio. Alcuni sacrosanti, anche se insufficienti (i 30 milioni per il centro storico dell’Aquila, per esempio), moltissimi per i supermusei avviati alla trasformazione in supermarket direttamente controllato dal Pd, altri per progetti francamente superflui, visto il disastro generale del patrimonio. […] Ma non un euro per il bilancio ordinario”.
Assieme all’archeologo Salvatore Settis, Montanari è promotore di una giornata di protesta nazionale denominata #EmergenzaCultura, che avrà luogo sabato 7 maggio a Roma: “Chiediamo di fermare la corsa al consumo del territorio. Di non vedere come un nemico chi difende il paesaggio, il mare, il patrimonio artistico. Di creare vero lavoro, non assunzioni spot una tantum. Il motto dello Sblocca Italia è ‘padroni in casa propria’: noi crediamo invece che dobbiamo essere custodi. La legge Madia sottopone le soprintendenze ai prefetti, cioè direttamente al governo: ma se in passato ci fossimo regolati così, oggi l’Italia sarebbe un’unica colata di cemento. La Costituzione pone la tutela al rango sommo di principio fondamentale, ora tutto è invece sottoposto al fare cassa: ma è una politica miope, anzi suicida”.
“Lo sviluppo della cultura che la Repubblica è chiamata a promuovere, secondo l’articolo 9 della Costituzione, non può essere inteso come mero sfruttamento economico del patrimonio“, spiega Montanari in un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica.
Dunque, proclami a parte, il miliardo destinato alla cultura è di certo una buona notizia, ma soltanto se inteso come un punto di partenza, non di arrivo. Biblioteche, archivi e musei continuano a mancare di personale e dei fondi necessari alla loro sopravvivenza, e numerosi sono anche i siti archeologici e i monumenti storici trascurati ed esposti all’incuria e al degrado che necessitano non solo di valorizzazione ma anche di una tutela costante e programmata. |