Renzi: basta cultura del “non si può fare” di Silvio Maranzana 29 maggio 2016 IL MESSAGGERO VENETO
TRIESTE «Questi non sono i soldi del monopoli, sono milioni veri. Perché il valore simbolico è importante, ma voi giustamente volete anche i finanziamenti concreti». Lo dice il numero uno del governo italiano, Matteo Renzi entrando con 35 minuti di ritardo, di cui si scusa, nel Magazzino 26 del Porto vecchio («l'unico restaurato su un totale di 87», come lui stesso ricorderà poco dopo) dove ad attenderlo vi è qualche centinaio tra autorità compreso il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, ospiti e rappresentanti dei media. È il premier in persona a firmare assieme alla presidente della Regione Debora Serracchiani, al sindaco Roberto Cosolini e al commissario dell'Autorità portuale Zeno D'Agostino il Protocollo d'intesa che sblocca appunto i primi 50 milioni già stanziati dal Cipe. Le parti firmatarie s'impegnano in particolare a realizzare le opere per l'infrastrutturazione e l'inserimento dell'area del Porto vecchio nel tessuto cittadino e a elaborare il Piano strategico di valorizzazione predisponendo gli strumenti urbanistici necessari. Altro aspetto fondamentale dell'intesa è la costituzione entro trenta giorni di un Tavolo coordinato dalla Regione. Renzi ha voluto incastrare Trieste tra altri due appuntamenti rispettivamente a Venezia e a Reggio Calabria perché la considera «una tappa dal valore simbolico molto forte per l'intero Paese. Mi sono affacciato sul Porto vecchio di Trieste - ha detto il premier - e mi sono reso conto dell'esistenza di un luogo incantato, meraviglioso, impressionante. Ma anche di un luogo dove su 87 edifici ne è stato messo apposto uno. C'è stata la sdemanializzazione, poi l'intervento economico con i 50 milioni, ora il Protocollo: non sono grandi progetti impossibili, ma il desiderio concreto di mettere in moto pezzi della nostra economia». Basta con gli sprechi dunque, nella filosofia del governo, ma al contempo necessità di valorizzare i gioielli nascosti o deturpati. «Dobbiamo smetterla di sprecare il bello che abbiamo - ha detto Renzi - l'Italia è piena di ricchezza. In un mondo in vorticosa innovazione, cosa ha l'Italia da mettere in campo? Certamente il capitale umano, l'intelligenza dei propri abitanti, ma anche luoghi che di per sè possono averela straordinaria dote di attirare il futuro». E Trieste in questo senso gioca un ruolo di primo piano secondo il premier perché «non è solo la capitale della mitteleuropa o la più europea delle città italiane, non è soltanto l'ex porto dell'impero austriaco, ma è anche un luogo nel quale in passato sono state tenute assieme storie diverse, si sono mescolate differenti culture ed esperienze, un luogo dove si è saputo accogliere la diversità come occasione di ricchezza e di accrescimento culturale». Questo tipo di messaggio nel ragionamento di Renzi è indispensabile anche nel creare condizioni di sviluppo economico. «La competizione mondiale - ha sostenuto il capo del Governo - sarà sempre di più attorno ad aree urbane che sapranno declinare la bellezza anche come valore e come fattore di crescita economica, la bellezza come asset fondamentale per un Paese accanto a spazi di libertà dove il talento può esprimere tutta la propria forza. Questo per me è - ha sottolineato Renzi - è il Porto vecchio di Trieste». Poi una digressione sul Porto nuovo: «Ha ragione il commissario dell'Authority a sottolineare i buoni risultati raggiunti, ma l'idea che ancora oggi il solo porto di Rotterdam faccia più o meno gli stessi volumi delle nostre Autorità portuali che stiamo riducendo, ma che sono pur sempre molto numerose è una contraddizione. Se davvero il Mediterraneo è il cuore del mondo abbiamo bisogno di avere luoghi competitivi che accolgano le navi, le merci, i passeggeri anzichè costringerli a fare giorni di navigazione in più per arrivare dove c'è una logistica più efficiente. Il punto è - ha continuato Renzi - che c'è un sistema a compartimenti stagni con mancanza di dialogo tra i vari settori per cui si creano delle deficienze. Per questo il porto di Trieste fa benissimo ad aprirsi sempre di più all'Europa e al mondo (a margine sul rigassificatore ha detto: «Ascolteremo sempre i territori interessati»). Non è un caso se la presidente Serracchiani è stata la prima a recarsi in Iran dove il porto di Trieste ha fatto accordi importanti». Quindi il ritorno all'argomento della giornata: «Questo waterfront ha pochi paragoni in Europa. È incomprensibile che l'Italia abbia tutta questa bellezza e non la sfrutti. Allora bando alle ciance e grande concretezza. Gli 87 edifici sono potenzialmente uno più attraente dell'altro: entro il 2017 vogliamo vedere che i soldi siano spesi».
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