Magri racconta la restaurazione delle opere d’arte dopo il 1976 31 maggio 2016 IL MESSAGGERO VENETO
Il sisma del 1976 fu terribile non soltanto per gli uomini, ma anche per gli edifici, le case e le opere d'arte: mentre volontari, vigili del fuoco, esercito, Croce rossa e molti altri accorsero in aiuto alla popolazione, non fu trascurato il patrimonio artistico. Di questo si parlerà nell'incontro in programma oggi alle 18 nella saletta incontri dell'ex convento di San Francesco dove Giancarlo Magri, restauratore titolare dal 1962 del laboratorio di restauro del Museo civico d'arte di Palazzo Ricchieri, e Angelo Crosato, ex conservatore, ricorderanno l'azione di salvaguardia e tutela delle opere d'arte nella Pedemontana pordenonese. I primi a essere raccolti e recuperati furono i frammenti di affresco del Duomo di San Marco e furono staccati anche i dipinti della sala consiliare con l'aiuto degli operai comunali. Il terzo giorno dopo il terremoto, Magri era a Spilimbergo dove recuperò tutte le opere mobili del Duomo. Una lettera della Sovrintendenza gli dava il permesso di operare dappertutto per il recupero delle opere d'arte di tutta la provincia (che si trovavano principalmente nelle chiese). Magri, in queste operazioni, fu instancabile: dove poteva, staccava gli affreschi per salvaguardarli oppure procedeva a particolari operazioni di pronto intervento, tramite velinature. In alcuni casi utilizzò tecniche innovative e molto complesse. Furono recuperati gli affreschi di Valeriano, di Lestans, di Travesio, di Pinzano: palazzo Ricchieri e il convento di San Francesco divennero laboratori di restauro. La sua fu un'attività molto rischiosa, perché effettuata quando ancora le scosse di assestamento erano piuttosto forti. Per il suo lavoro, Magri ricevette l'encomio del ministro per i beni culturali Pedini.
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