TERAMO - Sotto il corso affiorano reperti romani Marianna De Troia 02 giugno 2016 IL CENTRO
Dai lavori di corso San Giorgio affiorano reperti importanti, probabilmente la prova scientifica del punto esatto in cui terminava la vecchia città romana grazie al ritrovamento di una strada extraurbana della Teramo antica. A confermarlo è la Soprintendenza archeologica, che ieri ha rinvenuto una vecchia canalizzazione delle acque e tracce di un corredo funebre risalenti all'epoca romana. Dunque nulla a che vedere con i vecchi portici ottocenteschi riemersi finora, ma reperti risalenti a 18 secoli prima. I reperti sono stati trovati all'altezza della Tercas, proprio sul lato dell'istituto di credito. A confermare che sono riferibili all'epoca romana è stato Francesco Di Gennaro, soprintendente ai Beni archeologici d'Abruzzo, che spiega: «Nel corso dei lavori ai servizi interrati del corso sono state intercettate evidenze riferibili a epoca romana. Gli scavi sono controllati dalla Soprintendenza archeologica dell'Abruzzo che, considerata la prevalenza di strutture moderne venute finora alla luce, ha chiamato a collaborare la Soprintendenza per le belle arti e il paesaggio. Gli ultimi ritrovamenti si riferiscono però ad età romana: una canalizzazione con rivestimento in malta e ciottoli composta da corti tubi fittili innestati l'uno con l'altro per l'adduzione delle acque verso l'antico centro urbano; nelle immediate adiacenze sono stati individuati resti di deposizioni funerarie a rito tipo incineratorio. La lettura preliminare d'insieme degli elementi emersi, fino a questo momento fa ipotizzare la presenza di un percorso viario extraurbano dell'antica Interamnia. Tuttavia attendiamo il recupero di ulteriori elementi per dare conferma di quanto anticipato». Quanto detto non lascia però intendere se i reperti comportino un blocco dei lavori, ma certamente uno slittamento dei tempi è prevedibile visto che i rinvenimenti necessitano di approfondimenti. «E' prematuro fare qualsiasi previsione» ha detto l'ispettore archeologico di zona Glauco Angeletti. «Ho dato indicazioni per approfondimenti in alcuni punti specifici, per vedere quanto di ciò che abbiamo rinvenuto sia conservato o deteriorato, e dove prosegue. Dobbiamo verificare se si tratta della parte finale di una struttura o se allargando gli scavi è rinvenibile altro. Certo è che le tracce dei corredi funerari fanno pensare che siamo fuori dalla cinta del pomerio della città romana. Questo poiché le urne dei defunti venivano sepolte fuori le mura. Questo sarebbe il segno tangibile della zona in cui termina la vecchia città romana che in precedenza ipotizzavamo subito dopo l'anfiteatro, ma senza un'evidenza scientifica che invece ora possiamo avere».
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