Nastasi: "La legge imponeva concorsi, molti candidati senza diploma" di GIULIANO FOSCHINI 03 giugno 2016 LA REPUBBLICA
CAPO di gabinetto del Ministero dei Beni culturali. Poi direttore generale. Sub commissario per la ricostruzione. Barese. Il teatro Petruzzelli, e la sua rinascita dopo l'incendio, sono inevitabilmente legati a uno dei più influenti grand commis della burocrazia italiana: Salvo Nastasi. Dopo anni al Mibac, Renzi lo ha voluto vice segretario generale di Palazzo Chigi. Sul suo tavolo, al terzo piano del palazzo, ci sono alcuni dei dossier più delicati, dall'Ilva a Bagnoli. Del Petruzzelli non se ne occupa più. Ma, evidentemente, ricorda ogni passaggio di quella storia. Ancora di più ora che il nome del suo Ministero è tornato prepotentemente nel dibattito sulla vicenda assunzioni: fu Roma a bloccare tutto o no?
Nastasi, il presidente Della Regione, Michele Emiliano, accusa il ministero dei Beni culturali, ai tempi in cui lei era dirigente, di aver sempre bloccato le assunzioni al Petruzzelli. Da qui la loro scelta di procedere con i contratti a tempo determinato che ha portato al cortocircuito delle cause di lavoro. È vero? "Credo sia opportuno rinfrescare un po' la memoria a qualcuno. Fino al 2010 vigeva per le assunzioni di personale delle fondazioni liriche l'obbligo di procedure ad evidenza pubblica stabilito dal loro contratto nazionale di lavoro. Da quell'anno in poi, una specifica norma di legge impose per il Petruzzelli la generosa possibilità di deroga al blocco per le assunzioni a tempo indeterminato che durava da anni, a condizione che venissero espletate procedure ad evidenza pubblica. Il Parlamento, con l'approvazione di quell'emendamento bipartisan, voleva cosi garantire la qualità della futura orchestra ed impedire quelle operazioni opache che si stavano materializzando. Quindi mai nessuno, nè il ministro nè il sottoscritto, avrebbe potuto autorizzare presso la Fondazione Petruzzelli assunzioni senza procedure trasparenti e concorsuali".
La Fondazione aveva però bisogno di personale. Il teatro come poteva funzionare altrimenti? "Bisognava fare i concorsi. E invece per evitarlo e rinviare il problema, si ricorse a contratti a tempo determinato, che non dovevano essere autorizzati, rinnovati più e più volte. Una scelta di Michele Emiliano e del sovrintendente dell'epoca che ovviamente ha illuso i lavoratori e creato forti aspettative, oltre che indebolito la Fondazione nella difesa in seguito delle sue posizioni".
L'ex capo di Gabinetto della Regione, Davide Pellegrino, ha detto in un'intervista al Corriere del Mezzogiorno, che al San Carlo di Napoli, dove lei è stato commissario, quelle stesse assunzioni negate al Petruzzelli siano state fatte. Ha ragione? "Pellegrino non è informato sufficientemente. Al San Carlo di Napoli furono stabilizzati nel 2011 alcuni coristi ed orchestrali, precari da anni, a seguito di concorso pubblico. E quel Teatro non era nemmeno oggetto della stessa norma del Petruzzelli. Ovvero avrebbe potuto comportarsi diversamente. Ma fu scelto anche lì il concorso per lo stesso motivo: trasparenza e qualità delle scelte".
Perché secondo lei, allora, Comune e Regione non vollero procedere mai ai concorsi? "La morsa del sindacato sul Petruzzelli è stata fortissima. E' la cronaca e se ne parla da anni. Le pressioni su di loro furono conseguentemente enormi. Si volevano assunzioni dirette senza limiti o controlli. Esemplare è la motivazione con cui il Pm della Procura di Bari ha archiviato una denuncia contro Fuortes: "L'assenza in fatto di un qualunque criterio oggettivo e predeterminato seguito nella scelta dei musicisti".
Gli ex orchestrali della Provincia avevano titoli per partecipare a selezioni pubbliche? "Sui giornali, all'epoca, mi parse di leggere che qualcuno aveva problemi. E questo è uno dei motivi per cui non si volevano concorsi. Il diploma specialistico è richiesto nei concorsi delle fondazioni liriche. Ed infatti quando il Commissario Fuortes organizzò finalmente il concorso nel 2012, e fu autorizzato come la legge prevedeva, alcuni lavoratori dell'epoca non parteciparono o furono bocciati. L'orchestra che nacque da quel concorso vero era selezionata e composta da giovani promesse. Anche Riccardo Muti raccomandò più volte pubblicamente una vera selezione. E così fu".
Come si può venir fuori da una situazione come questa? Il Petruzzelli davvero rischia la bancarotta? "Io credo fermamente che il Governo debba intervenire e sostenere il nuovo corso che ha impresso Gianrico Carofiglio alla Fondazione. Ma trovando con serenità ed efficacia le soluzioni, non sanando posizioni illegittime".
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