Rapina del secolo a Castelvecchio. Il pm: a processo (i primi) 6 banditi Laura Tedesco Corriere del Veneto - Verona 9/7/2016
Chiesto ieri il rito immediato. Contestato anche il sequestro della custode. In sospeso altri indagati
VERONA. 19 novembre 2015: viene messa a segno la «rapina del secolo» al museo di Castelvecchio. 8 luglio 2016: l’inchiesta approda a una svolta decisiva, con la procura che chiede il processo per 6 componenti della banda italo-moldava che trafugò 17 dipinti dal museo di Castelvecchio.
Quando per quel colpo milionario scattarono 12 provvedimenti di fermo, il procuratore Mario Giulio Schinaia dichiarò nel corso di un’affollatissima quanto avara di notizie conferenza stampa che «le opere rubate non sono state ancora recuperate, speriamo di poterlo fare presto». Era il 15 marzo scorso. E ieri, nonostante debbano ancora far ritorno a Verona i dipinti che sono stati ritrovati il 6 maggio nell’isola di Turunchuc vicino alla Transinistria dalla polizia ucraina, a distanza di quasi quattro mesi dalla cattura di alcuni dei presunti responsabili il pm Gennaro Ottaviano ha premuto il piede sull’acceleratore sollecitando il processo con rito immediato nei confronti di 6 degli indagati.
Si tratta delle persone che, al momento, risultano detenute in carcere o agli arresti domiciliari in Italia: per l’esattezza parliamo di Francesco Silvestri, la guardia giurata di Sicuritalia di turno a Castelvecchio quella sera; del fratello gemello Pasquale Silvestri Ricciardi; della convivente di quest’ultimo Svitlana Tkachuk; del bresciano Denis Damaschin, accusato di ricettazione per aver detenuto le tele in casa fino a dicembre 2015 prima che finissero poi all’estero; dei moldavi Victor Potinga, presunto trasportatore delle tele oltre confine, e Anatolie Burlac junior, coindagato insieme al padre che invece resta latitante.Tuttora detenuti in Moldavia risultano Vasile Mihailov, Roman Tiganciuc e Pavel Vasilachi: se venissero estradati come più volte sollecitato dalla nostra procura, potrebbero essere processati qui in un secondo tempo;altrimenti il loro destino giudiziario sarà gestito dalla magistratura moldava e non è detto che a loro convenga visto che per il contrabbando delle opere d’arte le leggi locali prevedono pene esemplari. Latitanti (ce ne sono almeno 2 tuttora ricercati in tutta Europa) a parte, rimane in sospeso in Italia la sorte di Vasile Cheptene, finito in cella a marzo ma poi scarcerato dal Riesame: resta indagato ma in stato di libertà, la sua posizione verrà stralciata e il pm potrà chiederne il rinvio giudizio in una fase successiva. Sui 6 di cui ieri è stato proposto il rito immediato, pendono le accuse di concorso in rapina a mano armata e in sequestro di persona (ai danni della custode del museo che, a differenza della guardia, fu immobilizzata dai banditi oltre che derubata di 300 euro e del telefonino). Al solo Ricciardi, inoltre, si contesta il reato di porto abusivo di arma illegale per una pistola non denunciata.
E adesso? La richiesta di processo immediato è stata depositata ieri mattina davanti al giudice per le indagini preliminari Raffaele Ferraro e nei prossimi giorni verrà notificata ai difensori che, con i rispettivi 6 assistiti,si trovano davanti una doppia opzione: chiedere entro 15 giorni il rito abbreviato (che garantisce lo sconto di un terzo sull’ammontare della pena finale) oppure affrontare il processo e il dibattimento a porte aperte nel caso in cui volessero ribadire la loro totale estraneità alle accuse. Professione di innocenza sempre perseguita dal vigilante di Sicuritalia bollato come «capobanda» dalla procura: continuerà a ribadire che non c’entra nulla o deciderà di cambiare rotta?
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