Baratta: «La Biennale Una scommessa di ottimismo» Caterina Barone Corriere del Veneto 17/7/2016
«Guardare al futuro è un modo costruttivo di fuggire dal presente. La nostra società ha bisogno di sentire che c’è vita e l’arte è vita. I nemici della Biennale e del progresso sono il conformismo e la depressione». Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, sintetizza così la sua volontà di proiettarsi nel domani. «Dobbiamo essere gazzelle quando gli altri sono elefanti», dice. Così è stato per la Biennale architettura, sotto la guida di Alejandro Aravena che ha messo al centro della mostra un’architettura in sintonia con i problemi autentici della società. «Va superato lo scollamento tra società civile e progetti artistici – continua Baratta-. L’obiettivo è quello di creare opere che coniughino l’utile al bisogno e alla sostenibilità energetica, economica, esistenziale». In questo contesto di consapevolezza e di dibattito internazionale appare azzardato e per molti versi incomprensibile, come sottolinea Baratta, l’«ultimatum» dell’Unesco che intima a Venezia una soluzione, entro il prossimo febbraio, dei problemi che la travagliano. «Applicare a una città un modello di valutazione pensato per siti o per singoli monumenti non è corretto. Inoltre Venezia ha bisogno di iniezioni di vita e non di essere monumentalizzata». E parlando di futuro e di vita l’attenzione della Biennale va ai giovani per i quali da alcuni anni è stata aperta una sezione College nei settori della danza, della musica, del cinema e del teatro, dove artisti affermati fanno da maestri agli esordienti in formazione. Per il Festival del Teatro, (26 luglio -14 agosto), con la direzione di Alex Rigola, saranno 307 i giovani selezionati, provenienti da 22 paesi diversi. Una sezione di quella palestra culturale che vuole essere la Biennale e che si articolerà, oltre che su 10 spettacoli ospiti, sulle residenze di quattro compagnie e su 17 laboratori.
Per la Mostra del Cinema guidata da Alberto Barbera (31 agosto-10 settembre) una novità è l’allestimento (sul famigerato buco del Lido, ora colmato) di una «scatola rossa», come la descrive Baratta, di 450 posti per una sorta di contro-festival, con proiezione di film fuori concorso, classici e non, e luogo di incontri e dibattiti. Fuori concorso ci sarà Paolo Sorrentino che con il suo The Young Pope spalanca le porte della Mostra alle serie televisive.
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