MANTOVA - Rubens a terra, buchi e cartone. Nel mirino la gestione del Ducale di Gabriele De Stefani 14 luglio 2016 LA GAZZETTA DI MANTOVA
Francesco IV in bilico mentre passano i turisti, le cornici ammalorate, la scelta del portale in gesso. Non ci sono danni, ma tra gli esperti è allerta per la conservazione del palazzo con il nuovo corso
MANTOVA. Un Rubens appoggiato di traverso a una parete mentre i visitatori passeggiano negli spazi dedicati alla collezione Freddi: occhio a dove mettete i piedi o combinate un disastro che farà il giro del mondo in mezzo minuto. Qualche cornice si sbriciola, un’altra cede e sfiora la pala che si prova a valorizzare affiancandole un maxi-telo mobile, un portale in cartongesso fa a pugni con palazzo del Capitano (dove è stato piazzato all’ingresso del nuovo spazio espositivo La Galleria). Agli austeri muri della reggia non resta che strabuzzare gli occhi.
Che le esigenze di tutela e conservazione non siano al cuore del mandato ricevuto dai nuovi direttori dei musei era chiaro fin dalla lettura dei curricula scelti dalla commissione voluta dal ministro Dario Franceschini. L’interrogativo che corre a Mantova, nel mondo della cultura, a palazzo e perfino nella politica, è però duplice. Domanda-sospetto numero uno: non è che il nuovo corso di Peter Assmann stia cedendo troppo sul piano del rigore conservativo? Domanda-sospetto numero due: non è che l’apprezzabile moto a rompere l’inerzia lenta dei musei sia diventato il passepartout per un Ducale con le porte apertissime, pronto a dare spazio a tutti e con scarsa attenzione alla qualità dei progetti che abbraccia?
Sul secondo interrogativo Assmann si è già pronunciato sulla Gazzetta («Staremo più attenti alla qualità e selezioneremo di più») con quella che, più che una risposta, è suonata come un’ammissione: abbiamo un problema, l’asticella va alzata.
C’è poi tutto l’altro capitolo, quello della conservazione del bene-Ducale. A maggio una cornice cedette e sfiorò la Famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità. Ora dalla reggia filtrano qualche malumore e svariate fotografie. La prima è il ritratto di Francesco IV di Rubens, prestato al Ducale da Romano Freddi, immortalato mentre qualche addetto al suo spostamento nella Sala degli Arcieri lo ha appoggiato a terra (siamo attorno al 20 maggio).
L’equilibrio è sottile, tanto più che, giura chi ha scattato la fotografia, in quegli istanti passavano di lì turisti e scolaresche. Non solo: le operazioni di spostamento delle opere dalla collezione Freddi alla Sala degli Arcieri e quelle di riassetto della Galleria Nuova hanno scontato anche qualche cornice infranta.
Non c’è scandalo né danno irreparabile, spiegano gli esperti del settore, ma sono tutti segnali di una cura approssimativa. Anche perché, riferisce sempre chi vive il palazzo, la scelta del personale a cui affidarsi alza il velo sull’inesperienza di Assmann nelle vesti di conservatore: capita così che ruoli di responsabilità siano affidati a neolaureati alle prime armi o che siano arruolate aziende non propriamente del settore.
Malignità che filtrano da un personale chiamato a cambiare approccio? Resistenze di un mondo abituato a rimanere sotto una campana di vetro? Quel che è certo è che a breve, con l’arrivo di Giovanna Paolozzi Strozzi alla guida della nuova Sovrintendenza, si annuncia frizzante la convivenza tra due figure così diverse per formazione e approccio.
«Può essere che un quadro sia stato appoggiato male. Non dico che vada bene, sia chiaro, ma può succedere - commenta Assmann - mi spiace per questi malumori perché stiamo facendo del nostro meglio, i numeri ci danno ragione e molti nostri progetti attirano visitatori anche da fuori Mantova. Penso ad esempio alla didattica che abbiamo introdotto tra anticamera degli Sposi e Sala degli Arcieri. In ogni caso - chiude un Assmann amareggiato - sono aperto a qualunque critica purché costruttiva».
Del resto in un anno di governo del Ducale Assmann è intervenuto parecchio e ha sorpreso (il verbo può non essere neutrale) altrettanto. Portale in cartongesso, sala multimediale in fondo al corridoio del Passerino, anticamera degli Sposi e recenti installazioni alla Cavallerizza hanno in comune un impatto notevole. Una domanda corre sullo sfondo: si sta seguendo un progetto che punti a migliorare il godimento estetico e a svecchiare il museo rispettando il profilo storico-artistico della reggia? È questo ciò che, al netto dei numeri sugli ingressi e dell’attivismo assmanniano, ha vissuto il Ducale negli ultimi dodici mesi?
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