GENOVA - Beni culturali "dimenticati", il piano di Genova MASSIMILIANO SALVO 20 LUGLIO 2016 LA REPUBBLICA
IL PROGETTO SARÀ IL COMUNE A COORDINARE L'AZIONE COME SOGGETTO CAPOFILA A LIVELLO EUROPEO
NEI prossimi tre anni Genova diventerà un modello per la gestione dei beni culturali sottoutilizzati. Comincia oggi un nuovo progetto europeo cui il Comune partecipa come ente capofila. Il titolo provocatorio "Forget Heritage" (Dimenticare il patrimonio) si ispira agli studi dell'accademico inglese Rodney Harrison, secondo cui il numero di beni storico- artistici tutelati ha raggiunto un numero così è elevato da renderne impossibile una gestione efficace: per questo bisogna ripensare il modo di amministrarli.
Nove i partner da sei Paesi europei che si incontrano oggi a Palazzo Tursi per avviare i lavori: il Comune di Genova e la Regione Lombardia; Lubiana (Slovenia), Norimberga (Germania), Varsavia e Bydgoszcz (Polonia), Pécs (Ungheria), Rijeka e Usti Nad Labem (Croazia). Selezionato tra oltre 650 progetti nell'ambito del programma comunitario Central Europe, il progetto Forget Heritage terminerà a maggio 2019. «Il nostro lavoro sarà creare un modello innovativo, replicabile e sostenibile di gestione del patrimonio », spiega Fabio Tenore, che come collaboratore della Direzione Cultura del Comune di Genova è tra gli ideatori del progetto. «Il patrimonio è sempre visto in maniera cristallizzata ma è testimonianza della creatività del passato».
Nella prima fase del progetto ciascun partner porterà la sua esperienza, le buone pratiche e i modelli già utilizzati. Alla base del progetto ci saranno il coinvolgimento della cittadinanza e delle imprese creative; un'app aiuterà a coinvolgere i cittadini sulle strade da prendere, il modello elaborato sarà poi sperimentato in tutte le città. A Genova si è scelto una serie di edifici del centro storico poco utilizzati o in cerca di identità: la Loggia di Banchi, palazzo Senarega, i Magazzini dell'abbondanza, Museo Luzzati. «Ogni azione pilota avrà un focus specifico », continua Fabio Tenore. «Tra i partner c'è chi analizzerà nel dettaglio l'impatto sociale o economico di questi progetti. Genova lavorerà sul concetto di "quadrupla elica": la collaborazione tra Pubblica amministrazione, cittadinanza, imprese private e enti formativi».
Dei due milioni e mezzo di euro di budget 400 mila sono finiti a Genova, che come capofila si è presa la fetta più grossa. Salgono così a 1 milione e 700 mila euro i fondi europei che dal 2010 hanno coinvolto la Direzione cultura del Comune sul tema delle industrie culturali e creative. «E' un'opportunità per la città, perché l'Unione considera le imprese creative e la rigenerazione urbana come fattori di sviluppo», gioisce l'assessore alla Cultura, Carla Sibilla. «E la programmazione 2014-2020 sta già dando risultati importanti». Recentemente sono partiti infatti tre nuovi progetti europei che hanno la creatività come tema di fondo: "EMI, European Music Incubator" e "CD-Rom@" riguardano il tema della musica come elemento di dialogo tra i popoli e leva di rilancio economico; "Gen-Y City", affronta le politiche a favore dell'accesso alle professioni creative della Generazione Y, i giovani nati tra il 1984 e il 2004.
Ci sono poi altri progetti di sostegno alla creatività portati avanti dal Comune autonomamente, con l'insediamento di imprese creative per favorire la rigenerazione urbana. Ne sono un esempio "Maddalena Creative District", finanziato dalla Compagnia di San Paolo; "CC-Bur", per la valorizzazione del Centro Civico di via Buranello come polo creativo; il progetto di gestione sperimentale improntata sull'imprenditorialità che partirà nel Museo di Villa Croce in collaborazione con la Fondazione Garrone.
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