Firenze, Carmine. Bello e brutto insieme. Per quanto? Jacopo Aiazzi e Antonio Passanese Corriere fiorentino 26/7/2016
Dentro il Carmine turisti col naso all’insù per ammirare Masaccio. Fuori la «devastazione», «sembra una piazza della Germania dell’Est», dicono giapponesi e tedeschi mentre residenti, albergatori e perfino le suore francescane lanciano un appello: «Ridateci una piazza».
Quando Ursula e Ulrich Wagner da Borgo San Frediano sono entrati in piazza del Carmine hanno avuto un sussulto. O, per dirla come loro, «siamo rimasti scioccati»: selciato dissestato, una lunga lingua di asfalto, sporcizia e desolazione, file interminabili di sedie di plastica nera e due tendoni che con l’architettura della piazza c’entrano poco. Dopo aver visitato la riva sinistra di Firenze, con il Duomo, Palazzo Vecchio e piazza della Signoria, Orsanmichele e gli Uffizi, i Wagner non immaginavano che, a poche centinaia di metri dallo «sfarzo», ci potesse essere tanto abbandono. «Questa piazza, lasciata a se stessa, ricorda alcuni paesi dell’ex Germania dell’Est, desolanti e in rovina», dicono i due turisti arrivati ieri da Francoforte. Ma una volta entrati all’interno del complesso del Carmine «siamo rimasti abbagliati da tanta bellezza», e per circa un’ora, seduti a un banco, hanno contemplato il ciclo di affreschi della Cappella Brancacci — decorata da Masaccio, Masolino e completata da Filippino Lippi —, una delle opere fondamentali del Rinascimento. «Il contrasto tra l’interno della basilica e l’esterno è di grande impatto, come si può tenere una piazza in questo stato?».
E già, è questo il paradosso di piazza del Carmine, dove la grande bellezza è costretta a convivere con la grande bruttezza. Miko, giapponese di nascita e parigina d’adozione, parla di «Dottor Jekyll e mister Hyde. Sì, proprio così! La piazza, in uno stato pessimo, mi aveva messo tanta malinconia, ma quando sono arrivata davanti all’altare della chiesa e, voltandomi, ho scorto la Cappella Brancacci, ho avuto proprio questa sensazione, il rospo che si trasforma in un bel principe, per dirne un’altra. E l’ho detto subito al mio compagno (che annuisce, ndr )». Mentre la turista conclude il ragionamento le si avvicina padre Raffaele, l’ex priore del Carmine: «Quella piazza è una ferita aperta. Fino a quando ho potuto fare qualcosa l’ho fatto, poi ho dovuto arrendermi. Ma il nuovo priore, padre Raffaele Durante, è giovane e con tanta voglia di impegnarsi...».
Piazza del Carmine è sì la basilica, con i suoi Masaccio e Masolino, Filippino Lippi, Agnolo Gaddi, Giorgio Vasari (con i suoi dipinti sulla Crocifissione) e Bernardino Poccetti (con l’Annunciazione), ma è anche Palazzo Rospigliosi Pallavicini, di proprietà delle Francescane Missionarie di Maria (che hanno il convento poco distante, in piazza Piattellina) trasformato da tempo in una struttura ricettiva. Un edificio costruito nella prima metà del Quattrocento, che oggi conserva uno dei più floridi giardini dell’Oltrarno e che nel ‘43 diede ospitalità a decine di donne ebree e ai loro bimbi. La direttrice del convento-albergo, Simona Scardia ci porta sul balcone del piano nobile: «Guardate, hanno tolto le auto per farci un maneggio. E poi vogliamo parlare delle buche? Io sono cascata già due volte...». Ma non è finita qui, Scardia parte con un lungo elenco di problemi: «Le attività che hanno messo in piazza mi sembrano molto discutibili perché non adeguate a tutto il resto; non si riesce a dormire per la musica ad alto volume fino alle 3 del mattino. Ho scritto all’ufficio del sindaco e alla polizia municipale. Per noi questo è un danno perché su molti siti specializzati i clienti lasciano recensioni negative».
Lo stato «pietoso» della piazza toglie il sonno anche alle suore francescane di piazza Piattellina. Soprattutto dopo che in due, la scorsa settimana, a causa dei crateri che ci sono davanti alla chiesa, sono inciampate volando a terra: rottura del menisco e graffi vari per l’ottantenne suor Maria; naso spaccato e una profonda ferita alla fronte per la coetanea suor Elena. «Non chiediamo tanto, vorremmo soltanto una piazza un po’ più cristiana», ammettono, dove per «cristiana» si intende «fatta a regola d’arte». Alle frasi miti delle suore si contrappone la rabbia dei commercianti e dei residenti che parlano di «una piazza devastata», con cartelli e transenne in ogni angolo, con il bivacco serale, sul sagrato della basilica, di ubriaconi e barboni, con le siringhe, utilizzate per iniettarsi eroina, nelle fioriere, con le risse — come quella di venerdì scorso davanti al Dolce Vita — e con il tormento della musica che non lascia riposare. Dal Comitato OltrarnoFuturo fanno sapere che da due anni propongono al Comune e al Quartiere 1 un percorso partecipato per la riqualificazione del Carmine: «Ma quella richiesta ancora attende una risposta». |