Salviamo la memoria di Napoli Giuseppe Galasso Corriere del Mezzogiorno 28/7/2016
È stata davvero sfortunata Napoli coi suoi archivi. Per un inconsulto, inqualificabile atto di guerra, un reparto tedesco in ritirata bruciò presso Nola nel 1943 le carte dell’Archivio napoletano che (crudelissima ironia della sorte!) erano state responsabilmente portate colà per sottrarle ai rischi dei bombardamenti e di altre traversie belliche in una grande città, nodo logistico di mare, di terra e di cielo qual era ed è Napoli, che di bombardamenti e altre traversie belliche fece negli anni della guerra una ripetuta e drammatica esperienza. Se fossero rimaste nel loro storico luogo dell’antico monastero dei santi Severino e Sossio, il destino di quelle carte sarebbe stato certamente migliore. E si trattò di perdite irreparabili. Quello di Napoli era un grande archivio europeo. La memoria dell’antica monarchia meridionale dagli Angiò fino all’unità d’Italia era affidata a fondi politici e amministrativi di primaria importanza storica. Accanto a questi vi erano poi le carte farnesiane, lasciate a Napoli dall’impagabile munificenza di Carlo di Borbone quando partì per andare re in Spagna; e le carte dei Farnese erano un tesoro di documentazione europea pari al rilievo di questa antica famiglia italiana ebbe nella storia d’Italia, d’Europa e della Chiesa per oltre tre secoli. Vi erano, infine, una serie di altre collezioni documentarie che facevano degna corona a questi nuclei eminenti che avevano conservato per secoli le testimonianze di vicende che avevano intrecciato la storia di Napoli e del Mezzogiorno con quella dell’Europa e del Mediterraneo. Dopo la guerra, con ammirevole dedizione e perizia i nostri archivisti hanno cercato di ricostruire almeno i registri della cancelleria angioina e di quella aragonese. Ma chi confronta la consistenza attuale del nostro Archivio di Stato con quella attestata a metà dell’800 nell’inventario di Francesco Trinchera può subito rendersi conto del danno mostruoso e irreparabile subìto da Napoli come sede archivistica nel 1943.
Peggiore addirittura, in un certo senso, è stata la sorte dell’archivio storico municipale. Già danneggiato da distruzioni precedenti, ma uscito indenne dalla guerra, esso subì poi le conseguenze di un terribile incendio e di varie dispersioni, per cui non meno, anzi più dell’archivio statale, esso si ritrova depauperato nella sua consistenza e importanza storico-documentaria. Anche di ciò può avere un’idea chi consulta la reazione che a suo tempo ne fece quel grandissimo erudito e apprezzabile storico che fu Bartolommeo Capasso.
Dopo la guerra l’archivio storico del Comune di Napoli era, comunque, ancora un grande archivio, del rilievo di quelli di altre metropoli europee e mediterranee, che per alcuni secoli sono state protagoniste di vicende europee e mediterranee ricche di tutta la densità storica e umana del grande teatro di civiltà e di culture che sono stati il Mediterraneo e l’Europa. Nella struttura comunale esso non venne, però, tenuto nella considerazione dovuta alla sua rilevanza storica e documentaria. Quel che contava era l’archivio corrente necessario al lavoro quotidiano degli uffici comunali. Ad esso si aggiungeva l’archivio dello Stato Civile, sostanzialmente intatto finora, allogato nella storica sede del vecchio monastero di San Lorenzo. E meno male! L’anagrafe è l’insostituibile memoria della identità individuale e familiare di tutti noi napoletani, oltre che costituire il riferimento indispensabile per innumerevoli momenti della vita amministrativa nei suoi aspetti pubblici e privati.
Solo in anni relativamente recenti si ebbe uno specifico interessamento per l’archivio storico municipale, e si fecero vari e buoni passi avanti, senza però neppure allora giungere ad esiti risolutivi, come prova l’attuale vicenda di Pontenuovo, largamente prevedibile. Ora bisogna provvedere all’emergenza. Si è accennato a una futura sistemazione delle carte di cui adesso si tratta nello stesso San Lorenzo. L’idea è buona, e non dovrebbe mancare lo spazio per cercare di collocare lì tutto l’archivio municipale. E forse sia per la gestione dell’emergenza che per le sorti future delle carte municipali sarebbe anche opportuno ricostituire una commissione ad hoc , quale si fece alcuni anni fa, che non sia pletorica e che eviti gli inconvenienti di quella di allora. Basta, in effetti, che sia ricca di quella competenza che in materia a Napoli, con tanti degni studiosi, è facilmente ritrovabile (e potrebbe anche essere una commissione non costosa, perché è da credere che sarebbe molto facile trovare in materia il possibile e opportuno volontariato). |