SICILIA - A Cefalù cedono i mosaici Tutte le ferite aperte del patrimonio Unesco ISABELLA DI BARTOLO GIORGIO RUTA 24 luglio 2016 LA REPUBBLICA
Un tonfo, poi un altro. E un altro ancora. È il suono dei tasselli dorati del mosaico del duomo di Cefalù quando cadono vicino all'altare. Il 9 luglio, in un'ora e mezza, si sono staccati più di 100 pezzi. Ma non è l'unico bene Unesco a soffrire: da Siracusa all'Etna, c'è un patrimonio in pericolo.
Il parroco del duomo di Cefalù, monsignor Cosimo Leone, ha preso carta e penna e ha scritto a tutti gli enti interessati, dalla diocesi alla Soprintendenza. «Non abbiamo risorse per poter intervenire, ma questo è un gioiello visitato da circa mille persone al giorno. Bisogna fare qualcosa», dice monsignor Leone. Ma perché i tasselli si staccano? Probabilmente la causa è la condensa, l'ultima manutenzione è stata fata negli anni '80. La lettera del prete l'ha ricevuta anche il presidente della Fondazione Unesco Sicilia, Aurelio Angelini che a sua volta ha interessato la Soprintendenza e la Regione: «Le condizioni dei mosaici sono drammatiche come quelle delle colonne del portico. A giorni potrebbe arrivare una lettera da parte dell'Unesco, vorranno capire l'accaduto », commenta Angelini. Ma chi deve intervenire? Il sindaco di Cefalù, Rosario Lapunzina, un'idea ce l'ha: «Ci sono dei finanziamenti europei che potremmo utilizzare essendo un sito Unesco ».
Non è la prima volta che la Fondazione Unesco siciliana riceva segnalazioni di patrimonio in degrado. «Si va dalle scorribande di auto sull'Etna per spot pubblicitari ai sagrati delle chiese del Val di Noto invase dai cortei di nozze – dice Angelini – Si va, ancora, dai mezzi pesanti nelle aree pedonali come nel caso di Ortigia (dove è stato anche frantumato un mascherone barocco a causa del passaggio di un camion) all'eccessivo utilizzo per eventi di monumenti come il Teatro greco di Siracusa». La colpa? Secondo la Fondazione Unesco è legata all'assenza di una regia. La tutela del patrimonio compete alle Soprintendenze, braccio operativo della Regione in termini di salvaguardia. «Ma sono troppe e la loro organizzazione risponde più a criteri politici che alle finalità per cui sono nate», ragiona Angelini.
E se l'ultimo arrivato – il sito Palermo, Cefalù e Monreale – svela numerose criticità (in primis la carenza di cartelli lungo il percorso), non stanno meglio i "vecchi" luoghi Unesco della Sicilia. L'ultimo monito alla Sicilia riguarda Siracusa: a gennaio, i vertici dell'istituzione internazionale hanno inviato una diffida alla Soprintendenza aretusea sull'utilizzo del Teatro greco, vittima di incuria, spingendola a stilare un vademecum per ridurre il legno sulla cavea e il peso delle scene in occasione degli spettacoli. «E così abbiamo fatto. Non seguire i dettami Unesco ci farebbe perdere il riconoscimento», dice la soprintendente Rosalba Panvini.
Ma la situazione del resto del patrimonio siciliano iscritto nella World heritage list non è più rosea. Basti pensare a Pantalica, il sito delle necropoli rupestri è spesso oggetto di critiche: spazzatura e murales nelle tombe millenarie, niente custodia e troppi pericoli per i preziosi affreschi delle tombe rupestri. Nessun sito internet, né info- point o brochure. Così Noto, dove resta irrisolta la questione dell'intonaco settecentesco che ammantava di dorato il barocco Unesco e che è stato in parte eliminato dai restauri moderni scatenando le ire dei puristi dell'architettura e qualche controllo della Fondazione Unesco. «Non funziona l'organizzazione tra i Comuni che ricadono nei territorio Unesco – dice Paolo Tuttoilmondo, responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia – basti pensare agli 8 del Val di Noto: Caltagirone, Militello, Catania, Palazzolo, Ragusa, Modica, Scicli e Noto che dal 2002 dovrebbero avviare un sistema sinergico di gestione e tutela ma non riescono a dialogare».
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