POMPEI - Schola, nessun colpevole per il crollo ANTONIO FERRARA 23 luglio 2016 LA REPUBBLICA
NESSUN colpevole. Si chiude con l'assoluzione dell'unica imputata il processo per il crollo della Schola Armaturarum avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 luglio 2010 agli Scavi di Pompei perché «il fatto non sussiste». La prima sezione del Tribunale di Torre Annunziata, presieduta da Ernesto Anastasio, ha assolto l'architetto Paola Rispoli, responsabile delle verifiche nella Regio III, oggi in pensione, accusata di crollo colposo. Il pubblico ministero Emilio Prisco aveva chiesto una condanna a un anno e mezzo. L'architetto Rispoli è stata difesa dagli avvocati Giuseppe Fusco e Oreste Citacatelli.
Il crollo della Schola Armaturarum ripropose drammaticamente 5 anni e mezzo fa il problema della tutela del patrimonio archeologico e l'incapacità dello Stato di assicurare la manutenzione in uno dei siti più famosi al mondo. L'allora ministro dei beni culturali Sandro Bondi fu costretto alle dimissioni. Sull'onda della denuncia internazionale nacque poi il Grande progetto Pompei, un intervento organico di studio e tutela dell'area archeologica, finanziato con 105 milioni da Unione europea e Stato italiano.
Per alcuni anni le macerie della Schola hanno tenuto chiusa Via dell'Abbondanza. Poi un anno fa i resti dell'edificio vennero dissequestrati dalla Procura di Torre Annunziata su richiesta del soprintendente Massimo Osanna. Sul sito è stata così realizzata una struttura metallica leggera, semplicemente appoggiata e del tutto reversibile per proteggere i muri antichi e i loro apparati decorativi che si sono salvati dal crollo del 2010.
«La nuova copertura - spiega l'architetto Paolo Mighetto della Soprintendenza Pompei - vuole trasmettere l'idea del cantiere in corso e per questo è realizzata con un sistema di tubi e giunti, proprio come un ponteggio, ma nobilitato da alcuni elementi disegnati e studiati appositamente, come pannelli metallici rimovibili e formati da lamiere smaltate tagliate al laser sono agganciati alle pareti per proteggere i resti antichi dalla luce e dal calore del sole». I resti della Schola sono protetti da frangisole che segnano il profilo dell'edificio laddove il sole del pomeriggio potrebbe danneggiare gli affreschi antichi e da pannelli isolanti che permettono di proteggere dal calore i muri superstiti, nonché da vasche metalliche piene di blocchetti calcarei per zavorrare la struttura. La nuova struttura è modulare e potrà essere integrata con la copertura dell'area centrale non appena sarà restaurato il pavimento antico di cocciopesto con inserti di marmo. «La copertura è anche un elemento di comunicazione per i turisti che giungono da via dell'Abbondanza » spiega Mighetto che ha curato il progetto con l'assistenza degli archeologi Mario Grimaldi e Alberta Martellone e degli ingegneri Vincenzo Calvanese e Vincenzo Tonnera. Le pareti sono schermate sui lati interni e sulle testate con teli microforati, stampati con fotografie e testi che raccontano la storia stessa della Schola: lo scavo del 1915, il bombardamento del 1943, la ricostruzione, il crollo del 2010.
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