Fori Imperiali e Appia Antica, ecco cosa bisogna fare. Bastano poche risorse ma questo è il momento di agire Roberto Morassut* Corriere della Sera - Roma 29/8/2016
* Roberto Morassut Parlamentare Pd
Nessuno ha ben compreso cosa intenda fare la Giunta Raggi sul tema dei Fori. Ad un primo annuncio di riapertura parziale al traffico è seguita poi una smentita, ma la Sindaca non si è mai espressa. Personalmente non ho condiviso la decisione del sindaco Marino di chiudere completamente al traffico Via dei Fori Imperiali. La consideravo una scelta estemporanea che riduceva ad un’ordinanza di traffico un grande progetto urbano eludendo peraltro ogni visione ed ogni decisione sull’Appia Antica.
Ricordo, per inciso, che tra il 1995 ed il 2006 le amministrazioni comunali di Roma approvarono decisioni storiche introducendo per l’area dei Fori una nuova disciplina che indica le direttrici per un progetto d’area non limitato alla sola Via dei Fori Imperiali e raddoppiando l’estensione del Parco dell’Appia dai 2500 ettari del 1962 agli oltre 5000 del 2008. Dopo di allora ci sono state, purtroppo, solo parole e atti simbolici.
Credo si debba prendere atto di come, dopo gli anni trascorsi dalla pedonalizzazione, tale decisione sia ormai difficilmente revocabile: converrebbe mettere in campo un progetto di sistemazione anche parziale dell’area che oggi, al netto della sua intrinseca bellezza e monumentalità, non è che una strada chiusa al traffico e non una zona pedonale. Mancano infatti zone di sosta e di servizio, abbattimento delle barriere architettoniche, una separazione netta tra la parte ciclabile e pedonale con quella destinata ai mezzi di servizio e soccorso, un adeguato arredo urbano e soprattutto un efficace sistema di illustrazione degli scavi fino ad ora eseguiti. La Commissione presieduta dal Professor Giuliano Volpe su questo ha dato indicazioni validissime. Nello stesso tempo sarebbe molto opportuna la chiusura al traffico di Via dei Cerchi sul versante Sud del Palatino che ben risolverebbe l’ormai evidente problema di collegare il Colle con il Circo Massimo (ora in riqualificazione, progetto del 2006). Non ci si può poi non domandare perché è stato abbandonato il grande progetto di realizzare nell’edificio del vecchio Governatorato il «Museo di Roma» dove ospitare il grande Atlante stratigrafico e multimediale dei secoli della Città Eterna, immaginata da Andrea Carandini, che sarebbe una magnifica testata dell’area Archeologica Centrale e dell’inizio dell’Appia Antica. Una struttura museale di livello mondiale divulgativa e al tempo spesso di alto valore scientifico. Cosa manca? La disponibilità dell’edificio, che oggi ospita degli uffici comunali. E poi un serio progetto di finanziamento che guardi alle risorse europee per le Smart Cities. Infine, l’Appia Antica. Dopo qualche tempo sembra essere ripreso, grazie all’impulso del ministro Franceschini, un fermento di idee secondo l’ispirazione data da Adriano La Regina, Vittoria Calzolari, Desideria Pasolini Dall’Onda, Vittorio Emiliani e da Willer Bordon. E va ricordato il grande lavoro che su questo ha sempre svolto con dedizione la Sopraintendente Rita Paris. È giunto il momento, da parte del Comune, di procedere alla chiusura del tratto iniziale della Regina Viarum da Piazza Numa Pompilio e da Via di Porta San Sebastiano (rimasta per un po’ chiusa per crolli senza creare disagi) fino alla omonima Basilica dove si collegherebbe con il tratto già chiuso. E di completare la realizzazione del parco lineare delle Mura Aureliane (che incrocia l’Appia Antica nel tratto iniziale ) da Porta Metronia a Piazzale Ostiense. Basterebbero poche risorse per un’operazione di tutela e di grande richiamo mondiale. E soprattutto prenderebbe corpo l’idea di collegare il cuore della Roma Antica con le pendici dei Colli Albani attraverso un percorso ciclo-pedonale unitario. Queste operazioni potrebbero costituire un programma di azioni poliennale per far uscire il tema Fori e Appia Antica dai confini asfittici di un confronto astratto come è stato in questi ultimi anni e riavvicinare il progetto Fori al popolo, proprio come intendeva fare Luigi Petroselli, il cui 35° anniversario non potrebbe essere onorato al meglio che riprendendo con realismo uno dei suoi lasciti più importanti.
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