Venzone pronto a fare scuola per recuperare Amatrice di Giacomina Pellizzari 28 agosto 2016 IL MESSAGGERO VENETO
Il terremoto in Italia centrale. Il sindaco invita il collega a recepire il modello di ricostruzione pietra su pietra: bisogna muoversi immediatamente perché vanno catalogate anche le macerie
VENZONE. Venzone, il comune monumento nazionale dal 1966, raso al suolo dal sisma del 1976 e ricostruito secondo il concetto di anastilosi, è pronto a fare scuola ad Amatrice. Il sindaco, Fabio Di Bernardo, ha invitato il collega, Sergio Pirozzi, a visitare la cittadella medievale rinata pietra su pietra.
Venzone è un modello nel modello della ricostruzione del Friuli. È un esempio senza precedenti che va esportato soprattutto nelle località che, come Venzone e Amatrice, fanno parte dei “Borghi più belli d’Italia”.
È un esempio riuscito basti pensare che ora la cittadella registra 180 mila presenze all’anno. Ripetere questa esperienza si può purché si inizi a recuperare e catalogare le macerie.
Questo il senso della missiva inviata da Di Bernardo al sindaco di Amatrice, nella quale evidenzia proprio il fatto che a Venzone «con lungimiranza» si iniziò subito, nella fase di sgombero delle macerie, a «selezionare, recuperare, catalogare e custodire ogni elemento lapideo».
Lo pretese la gente tant’è che pochi giorni dopo la scossa del 6 maggio, l’allora sindaco Antonio Sacchetto, nominò Remo Cacitti, giovane volontario oggi docente di Storia del cristianesimo, direttore del Comitato di coordinamento per il recupero dei beni culturali.
Nell’estate 1976 cittadini, volontari e amministratori evitarono il trasporto in discarica delle macerie che vennero accatastate, divise per singolo edificio, in località Rivoli bianchi. Nacquero le prime cooperative dei residenti e i progetti di recupero fatti propri dal Piano di recupero del centro storico.
Questo è il modello Venzone, quello che secondo Di Bernardo va “esportato” ad Amatrice. Ecco perché dopo aver espresso, anche a nome dei venzonesi, «grande e profonda solidarietà», nella lettera indirizzata al sindaco del comune cancellato dal terremoto, si è detto certo che «come Venzone pure Amatrice sarà ricostruita dov’era e com’era».
Di Bernardo ha suggerito anche alla presidente della Regione, Debora Serracchiani, di portare Venzone come esempio nazionale da ripetere per il recupero dei centri storici dell’Italia centrale. Un modello che richiede, però, la convergenza di tutte le forze politiche. In Friuli, 40 anni fa, maggioranza e opposizione non esitarono a lavorare tutti nella stessa direzione per la ricostruzione del Friuli.
Fu costituito il Comitato politico operativo nel quale i segretari nazionali dei partiti chiesero al commissario straordinario, Giuseppe Zamberletti, di designare i loro rappresentanti.
«Come allora, è il momento di lavorare insieme e di dare la delega per la gestione dell’emergenza e della ricostruzione ai sindaci», insiste Di Bernardo invitando i rappresentanti politici a non arroccarsi su posizioni di bandiera.
«Questo non significa bloccare la discussione, al contrario si può discutere perseguendo - ripete il sindaco - lo stesso obiettivo».
Di Bernardo si prepara a illustrare il modello Venzone nei luoghi del disastro. Il 15 settembre, giorno in cui il Friuli ricorderà la seconda scossa distruttrice che nel 1976 costrinse la gente all’esodo nelle località balneari, assieme al sindaco di Valvasone Arzene, Markus Maurmair, e capofila dei Borghi più belli d’Italia in Friuli Venezia Giulia, andrà a esporre tutte le fasi del progetto al direttivo dell’associazione.
Ad accoglierli sarà il presidente nazionale del Club, il quale sta promuovendo il dialogo tra gli amministratori di Venzone, Amatrice e di altri sei comuni danneggiati per favorire così un rapido passaggio di conoscenze ed esperienze in una fase cruciale per il futuro del patrimonio architettonico.
A Roma, il 15 settembre, sarà programmata una visita ad Amatrice per indirizzare meglio i fondi che il Club sta raccogliendo anche in Friuli. Le donazioni vanno versate sul conto corrente: IT 92 J 02008 05024 000104430751.
Venzone offre insomma la sua esperienza per contribuire alla tutela dei centri storici. È un’esperienza che si tocca con mano: chi arriva a Venzone resta incantato di fronte alla bellezza del centro storico e del suo duomo rifatti seguendo il concetto di anastilosi.
Migliaia di pietre, 9 mila solo nella cattedrale, sono state numerate e ricollocate. In alcuni casi i numeri sono ancora leggibili. Basta sovrapporre le immagini di ieri e di oggi per capire che l’anima dei luoghi non va snaturata.
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