TORINO - Mostra Manet: Fassino "Così la giunta M5S distrugge il nuovo volto della città" di MARINA PAGLIERI 16 ottobre 2016 LA REPUBBLICA
“Pezzo dopo pezzo, questa giunta sta smontando gli eventi che hanno fatto di Torino una capitale di cultura. Il sindaco Chiara Appendino e l’assessore Francesca Leon hanno affermato che le grandi mostre e i grandi eventi sono superflui e che dunque non li avrebbero più sostenuti. Considero questo un grave errore”. L’ex sindaco Piero Fassino apprende con dispiacere la notizia che la mostra di Manet, da lui annunciata alla Gam il 2 ottobre dello scorso anno, durante l’inaugurazione della felice rassegna di Monet, realizzata come le precedenti di Degas e Renoir con Skira e con il Musée d’Orsay - che avrebbe contribuito con prestiti anche a quest’ultima, come già assicurato dal presidente Guy Cogeval - non si farà più. Notizia anticipata ieri da Repubblica e confermata oggi dalla società editoriale milanese. Piero Fassino, che cosa succede nella politica culturale torinese? “Guardi, la linea di smantellamento iniziata con l’idea di chiudere la Fondazione per la cultura prosegue e temo che sia solo l’inizio. Già si era creata polemica intorno al Festival del jazz, adesso emerge la perdita della grande mostra di Manet da realizzare alla Gam, conseguenza di una volontà peraltro espressa dalla nuova amministrazione. Questo è un danno per la città.” In che senso? “Mi pare di intravedere la non comprensione che la cultura è considerata un fattore costitutivo di un preciso modello di sviluppo. Oggi le città investono più del passato in cultura, qui sta avvenendo l’opposto. Abbiamo creato negli anni nuove opportunità, che si rischia di perdere. A proposito della mostra di Manet, non mi aspettavo questa svolta, anche se le premesse c’erano, insite nelle dichiarazioni programmatiche che ho sentito fare in particolare dall’assessore Leon, sull’inutilità delle grandi mostre. Si va in direzione dello smantellamento di quanto è stato fatto finora. E’ un’altra delle forme in cui si traduce questa decrescita infelice”. Come interpreta queste scelte? “Intanto, si deve tenere conto del fatto che l’assessore alla cultura ha le deleghe per musei, biblioteche e fontane, mentre i grandi eventi sono intestati al gabinetto del sindaco. E’ già un grave errore intanto la volontà si smantellare la Fondazione per la cultura, mi pare addirittura una follia. Si è voluto polemizzare nei confronti della centralità della cultura, adesso si raccolgono i cocci”. Tra questi, il fatto di non potere concludere con la mostra di Manet la serie sugli impressionisti, che il presidente del Musée d’Orsay Cogeval aveva in parte già persino in mente. E’così? “Sì, ed è un peccato. Considero questo un grave errore, perché le grandi mostre sono il frutto di relazioni e collaborazioni internazionali con importanti musei, come il Musée d’Orsay, il Beaubourg, l’Ermitage, per non cìtarne che alcuni. Non farle più significa invertire drasticamente l’offerta culturale della città, con un danno sia per i torinesi, che non potranno più fruirne, sia per l’attrattività della città, che è data in gran parte dalla sua offerta culturale. Abbiamo avuto d’altronde delle prove in questa direzione”. Ovvero? “Quest’anno il New York Times ha indicato Torino come unica città italiana tra le mete turistiche consigliate e questo soprattutto per la sua offerta culturale. Non so se una cosa del genere si potrà verificherà ancora. E poi, quando gli organi di informazione presentano Torino, lo fanno innanzi tutto attraverso i suoi musei. Non tenere conto di tutto questo significa mettere in crisi il nuovo profilo della città, è un vero
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