Napoli. Il Leonardo da Vinci va restaurato. Rinviata la mostra Elena Scarici Corriere del Mezzogiorno 20/11/2016
NAPOLI. Tutto rinviato per la mostra su Leonardo da Vinci al Museo diocesano. Bisognerà aspettare molto probabilmente gennaio per poter ammirare nelle sale della chiesa di Donnaregina il «Salvator mundi», la cui inaugurazione, insieme ad altre opere del genio del Rinascimento italiano, era stata prevista per il 26 novembre. Il quadro, mai esposto in Italia, il Cristo Benedicente, meglio noto come Salvator mundi, dell’ex collezione del marchese De Ganay, proviene dalla Svizzera, ed era pronto per essere spedito a Napoli ma ci si è resi conto che necessitava di ulteriori restauri per poter essere esposto. Una notizia che ha colto di sorpresa i responsabili del Museo già a lavoro nella preparazione dell’allestimento e nell’organizzazione di un evento che certamente richiamerà in città migliaia di appassionati.
Quest’opera ha fatto molto discutere: la sua autenticità, in particolare, è stata fortemente sostenuta da Carlo Pedretti, uno dei maggiori esperti viventi della vita e delle opere di Leonardo, che cura questa rassegna e che ha dichiarato non autentico un altro Salvator mundi del gallerista newyorchese Robert Simon, che quattro storici di fama internazionale (Carmen C. Bambach, Pietro Marani, Maria Teresa Fiorio e Martin Kemp) nel 2011 attribuirono a Leonardo, suscitando una disputa molto accesa. In mostra al Diocesano ci saranno altri lavori di bottega leonardesca, tra cui un’altra immagine di Cristo Salvatore, custodita proprio a Napoli a San Domenico Maggiore, per la prima volta presentata al pubblico con una proposta di attribuzione al pittore messinese Girolamo Alibrandi e tele di altri allievi del Maestro, come Salaì, e Marco d’Oggiono. In visione speciale, inoltre, anche preziosi fondi grafici come il Codice Corazza, proveniente dalla Biblioteca Nazionale di Napoli, e il Codice apografo del Trattato della Pittura di Leonardo, custodito presso la Biblioteca di Area Umanistica della Federico II.La mostra, voluta dal cardinale Sepe e realizzata dalla Regione, è stata ideata da Carlo Pedretti e Nicola Barbatelli e vede la cura scientifica anche di Margherita Melani.
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