Firenze. L’arte contemporanea in piazza. Scontro soprintendenza-sindaco Claudio Bozza Corriere fiorentino 23/11/2016
In una lettera al Comune la critica alle installazioni nel centro storico. Nardella furioso
La soprintendenza, con una lettera ufficiale, si schiera contro l’installazione di opere d’arte moderne e contemporanee in vicinanza dei monumenti e dei luoghi di culto. Tra Palazzo Vecchio e Andrea Pessina, numero uno della soprintendenza ad archeologia, Belle arti e paesaggio, è bufera. Il casus belli è stata l’installazione, a lato della basilica di Santa Maria Novella, di Maestà tradita, statua dell’artista Gaetano Pesce contro la violenze sulle donne. Si tratta di una monumentale figura di donna, avvolta in un lungo mantello, eco contemporaneo della celeberrima Madonna Rucellai, commissionata nel 1285 a Duccio di Boninsegna. Un’opera che, esteticamente, non sembra andata giù al soprintendente, che ne ha autorizzato il posizionamento a patto che fosse allontanata dalla facciata della basilica: «Si ritiene comunque opportuno evidenziare le perplessità di questo ufficio circa le scelte generali di codesta amministrazione (Palazzo Vecchio, ndr ) — si legge nella missiva inviata al Comune — relative a proposte di installazioni temporanee di opere di artisti moderni/contemporanei in vicinanza dei monumenti/luoghi di cultura/luoghi di culto».
Informato della missiva, il sindaco Dario Nardella, sentendo colpito uno dei punti della sua azione amministrativa a cui tiene di più(il dialogo tra l’arte contemporanea e la città, appunto), sarebbe andato su tutte le furie. Stupito per il contenuto della lettera, ma soprattutto per il fatto che la soprintendenza si sia spinta su considerazioni ritenute «politiche», Nardella si è sfogato con i suoi più stretti collaboratori. L’eco della polemica deve essere arrivata fino agli uffici della soprintendenza, il cui vertice getta acqua sul fuoco: «L’installazione del maestro Pesce è stata da noi autorizzata e sono spiaciuto di questa polemica — spiega il soprintendente Andrea Pessina, responsabile per la Città metropolitana di Firenze, Prato e Pistoia — Semplicemente ci siamo limitati a sottolineare che, in caso di installazioni d’arte, bisogna tenere conto della necessità di tutelare i monumenti storici e i luoghi di culto. Non voleva essere affatto un discorso più ampio sulle politiche culturali del Comune, perché su quelle si esprimono i cittadini quando esprimono il proprio voto alle elezioni».
Tra sindaco e soprintendente, proprio lunedì, ci sarebbe dovuto essere un incontro per chiarire la vicenda. Il faccia a faccia è saltato per impegni di Nardella, ma si dovrebbe tenere nei prossimi giorni. Se lo augura lo stesso soprintendente: «Mi auguro che ci si possa vedere presto con il sindaco. Sono certo che chiariremo al meglio questa vicenda».
Toni più bassi, quindi, che comunque fanno riaffiorare alla memoria i tempi degli scontri di fuoco tra l’allora sindaco Matteo Renzi e il suo assessore alla Cultura, Giuliano da Empoli, coalizzati a Firenze contro le soprintendenze di ogni ordine e grado. Da Empoli, nel 2011, tacciò di «vecchie zie» (quelle del film Arsenico e vecchi merletti ) Annamaria Giusti, direttrice della Galleria di Arte Moderna di Palazzo Pitti per una rovente lettera contro Renzi «allievo diligente del berlusconismo» nonché «preteso Robin Hood», colpevole di aver contrabbandato come vittoria, ovvero come nuovi fondi per Firenze, «la rapina del 20% degli incassi dei musei fiorentini» siglata nell’ accordo sottoscritto al ministero. E l’epiteto rimbalzò anche su Franca Falletti, direttrice della Galleria dell’ Accademia, rea di essersi schierata al fianco della collega Giusti.
Fu uno strappo che segnò un’epoca, terminata con il naturale pensionamento di una intera classe di dirigenti ministeriali, appartenenti ad una cultura (politica e culturale) ben distante da quella di Renzi. Che arrivato a Palazzo Chigi, però, sulla riforma delle soprintendenze non è stato poi così pesante come promesso alla vigilia.
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