Milano. Scalo Farini. Ridate il giardino a Villa Simonetta Paola D’Amico Corriere della Sera - Milano 11/12/2016
Restituire la parte di giardino tolta a Villa Simonetta dallo Scalo Farini. È la proposta di Italia Nostra per il programma di riqualificazione degli scali. E dagli archivi spunta un piccolo giallo sulla cessione di una porzione del parco.
Lo Scalo Farini tagliò in due il giardino cinquecentesco di Villa Simonetta. Italia Nostra, alla vigilia del nuovo accordo di programma sugli scali, chiede che si contempli la restituzione al palazzo, diventato nel frattempo sede della Civica scuola di musica, di quel verde sottratto. Ma la stesura del dossier apre un giallo. E cioè la vendita di un’ampia striscia di terra al confine tra la villa e lo scalo. Gli avvocati dell’associazione milanese hanno completato la ricerca negli archivi. L’atto di cessione da parte di Ferrovie dello Stato ad un presunto giostraio che già vi abitava è avvenuto nel 2006, esattamente un anno dopo l’inizio della discussione sulla dismissione degli scali ferroviari. In quella striscia di terra dai balconi della villa si possono osservare una minuscola casetta e qualche roulotte. Accesso privato da via Principe Eugenio, alle spalle del parco Antonio Cederna. Un dettaglio, la cessione di un pezzo pur minuscolo di scalo, che ad oggi nessuno aveva menzionato nei tanti carteggi accumulati.
«Possiamo ricostruire esattamente l’antico giardino del 1726 grazie ai disegni di un noto incisore milanese, Marcantonio del Re, che sono custoditi presso la raccolta di stampe Bertarelli al Castello Sforzesco», spiega Giovanni Fossati, vicepresidente della sezione di Milano di Italia Nostra.
È utile fare un passo indietro. La villa fu edificata alla fine del ’400 per Gualtiero Bascapè, il cancelliere di Ludovico il Moro, ed era già in declino da quando, nel 1836, era stata trasformata in ospedale per i malati di colera. Nel 1910 iniziò la costruzione di Scalo Farini. La città si stava sviluppando e così le sue infrastrutture. Serviva spazio per i depositi dei treni e delle merci. Dunque quel taglio netto per far spazio alla strada ferrata non trovò resistenza.
Ora, però, è tutta un’altra storia. Italia Nostra chiede che l’accordo sugli scali contempli la restituzione al palazzo, oggi sede della Civica scuola di musica, di quel verde sottratto. Fossati spiega che «la villa dopo vari passaggi di proprietà fu acquistata prima da Ferrante Gonzaga, che fu uomo di fiducia dell’Imperatore Carlo V, che la fece ristrutturare sontuosamente, e poi nel 1555 dalla famiglia Simonetta dalla quale prese il nome». A quel tempo era una delle residenze più rinomate. Nei giardini c’erano quattro grandi peschiere alimentate dalle rogge.
Lo scalo Farini che distrusse gran parte del giardino diede un ulteriore colpo al degrado della villa che divenne prima fabbrica di candele, poi officina meccanica, casa operaia, caserma, falegnameria, osteria fino ai gravi danni derivanti dai bombardamenti del 1943. Il Comune l’ha acquistata nel 1959, ha restaurato il complesso e il giardino rimasto facendone la sede della scuola musicale e dei concerti estivi all’aperto. «Nelle carte di fine Ottocento la villa è indicata con tanto di giardino e alle spalle corre la ferrovia che non lo intacca minimamente», aggiunge Fossati.
Tornando, infine, all’accordo di programma sugli ex scali ferroviari, dal 15 al 17 dicembre proprio lo Scalo Farini ospiterà l’appuntamento aperto a cittadini, istituzioni, architetti ed esperti internazionali. L’iniziativa — «Dagli Scali, la nuova città» — promossa da Fs Sistemi Urbani con il Comune e la Regione ha l’obiettivo di stabilire priorità e obiettivi di sviluppo degli scali Farini, Porta Genova, Porta Romana, Rogoredo, Greco-Breda, Lambrate e San Cristoforo, che tutti insieme occupano una superficie di un milione e 250mila mq.Oltre ad essere l’occasione per raccontare il percorso fatto fino ad ora e spiegare i prossimi passi che porteranno all’accordo tra Comune di Milano, Ferrovie dello Stato e Regione Lombardia. |