Milano, l’impegno artistico che fa del bene alla città Bros e Sonda - G. Schiavi Corriere della Sera - Milano 10/12/2016
Gentile Schiavi,
non abbiamo potuto far a meno di rispondere ai quesiti scritti nella Lettera di venerdì 2 dicembre: le cabine dell’A2A decorate da 150 urban artist sono un progetto riuscito grazie all’impegno degli autori che, spinti da un forte senso civico nei confronti della città di Milano, hanno voluto regalare le proprie opere andando ad autofinanziarsi il lavoro.
Il curatore del progetto Davide Atomo Tinelli è ben riuscito a far sposare la volontà di questi artisti con l’azienda proprietaria delle stesse cabine elettriche, la quale si è spesa per promuovere l’iniziativa.
È avvilente che per poche cabine deturpate i cittadini corrano subito a una soluzione che porta al privato (delle pubblicità sui pannelli imbrattati, ndr ). L’immagine commerciale porterebbe forse ad una garanzia di «pulito», ma a un impoverimento culturale che si riverserebbe nel contesto urbano e quindi pubblico.
Non ci poniamo la domanda su chi dovrebbe restaurare l’opera: l’azienda o l’autore già self-mader; ma siamo qui a dichiarare che andremo a nostre spese a restaurare il lavoro deturpato. Per donare a tutti ancora una volta una valida alternativa alla collettività, anche per gli scettici come il signor Walcott. Bros e Sonda
Gentili Bros e Sonda,
innanzitutto grazie per il vostro impegno, che restituisce originalità a quei pannelli imbrattati. È importante che certe forme artistiche rimangano tali. Ed è bello che dopo tante polemiche e dibattiti, la street art di cui siete autorevoli esponenti abbia adeguata dignità a Milano. Certi segni creativi sono il segno del tempo, vedi Banksy a New York, e riescono a dare calore e anima a certi luoghi squallidi e anonimi della città. La differenza tra graffiti e vandalismi sta tutta qui. Ci sono segni che ingentiliscono un muro o una parete e ci sono scritte che imbrattano e basta, frutto di rabbia, stupidità e disprezzo di un bene pubblico o privato. Un muro vandalizzato è un’offesa alla città, a chi ci abita e anche un reato, troppo a lungo impunito. Non è una visione da benpensanti, questa. È amore per Milano, per chi ci vive e per chi ci arriva per lavoro o turismo. Il signor Walcott ha posto il tema e indicato due soluzioni: la prima, come la vostra; la seconda, con il ricorso a immagini da spot. È chiaro che preferiamo la prima, e dopo la vostra lettera ci piace ancora di più. Perché dimostra che l’irriverenza è anche impegno, che si può manifestare in un’opera da esporre in Expo (come ha fatto Bros) o nella gratuità di un gesto (come fate oggi). G. Schiavi |