Che fine ha fatto la S.I.B.E.C. S.p.A.? Maria Concetta Petrollo Rivista on-line “Quaderni” di DIRSTAT 08/07/2002
La Legge 112, approvata nel mese di giugno, istituisce la Patrimonio S.P.A. con il compito di valorizzare, gestire ed alienare il patrimonio dello Stato. Detta così la formulazione sconcerta e si presta a scandalizzare la coscienza laica e civile dei cittadini che, negli ultimi trent’anni, hanno tutelato, gestito e tentato di amministrare al meglio nonostante le defatiganti difficoltà incontrate una delle più grandi risorse (beni? ricchezze? giacimenti?) del Paese la cui importanza faceva ipotizzare persino a Stalin un futuro italiano tipo villaggio vacanza destinato al riposo ed alla cultura dei popoli. D’altra parte è doveroso tenere presente che, se siamo a questo punto giunti, è anche perchè schiere di pubblici dipendenti hanno, finora, fatto a gara per catalogare beni accatastati nei sotterranei dei musei e dei parchi archeologici, per guidare paghi della stabilità del proprio posto di lavoro con possibilità di mutui Inpdap, liquidazione e pensione, i turisti nei siti d’arte, per conteggiare scrupolosamente gli introiti dei biglietti venduti ai gabbiotti dei musei, quando questi entravano nelle casse dello Stato come tassa d’ingresso, per provvedere al meglio alla gestione della spesa pubblica anche incentivando la produttività con salari accessori corrisposti solo a coloro che per queste finalità realizzavano lavori che fossero davvero straordinari, e nella sostanza e nella celerità dello svolgimento. E esiste una indubbia responsabilità di parte sindacale e politica nella mancata costruzione nel pubblico impiego di una coscienza civile e lavorativa, coscienza che avrebbe dovuto essere aiutata a formarsi nel rispetto della complessa storia e di quella prestigiosa cultura italiana che tutto il mondo ci invidia. Pur all'interno dell'evidente differenza, soprattutto quando si parli di beni culturali, esistente fra le finalità dell'alienazione e della valorizzazione, gestione e promozione, dobbiamo però ammettere onestamente che l'avvio dell’equazione Stato-mercato è storia vecchia di almeno cinque anni, apripista, in tal senso, le disposizioni di Riforma dei Beni culturali volute dal Governo Prodi, ministro Veltroni. La legge n.352 del 30 settembre 1997,consultabile sul web del Ministero (www.beniculturali.it) all’articolo 10 prevede che, con atto unilaterale del Ministro per i beni culturali e ambientali, sia istituita la Societa' italiana per i beni culturali, la SIBEC Spa con sede a Roma, avente come oggetto “ la promozione e il sostegno finanziario, tecnico economico ed organizzativo di progetti e altre iniziative di investimento per la realizzazione di interventi di restauro, recupero e valorizzazione dei beni culturali”. La legge precisa che le operazioni connesse alla costituzione della Societa' sono esenti da imposte e tasse e che è ammessa la partecipazione delle regioni, di enti locali, di imprese e di altri soggetti pubblici e privati al capitale sociale”… Le soprintendenze ogni anno attribuiscono alla Societa' una quota proporzionale delle entrate derivanti dalla vendita dei biglietti d'ingresso ai monumenti, musei, gallerie e scavi di antichita' dello Stato”.
Non si sa cosa abbia realizzato la Sibec, se sia stata di incisivo sostegno allo stato dei parchi archeologici italiani, primo fra tutti quello di Pompei. Possiamo, tuttavia, affermare che essa ha offerto più di uno spunto al recente provvedimento sulla Patrimonio S.P.A. Nella 24 seduta del 10 ottobre 2001 della Commissione pubblica istruzione e beni culturali, il relatore Gaburro osserva, infatti, che "è necessario estendere il coinvolgimento dei privati nella gestione delle attività di valorizzazione e di offerta al pubblico dei beni culturali nel solco già tracciato dalla cosiddetta "legge Ronchey" e che lo strumento idoneo “ potrebbe essere l'utilizzazione di un organismo a struttura societaria quale la Società italiana per i beni culturali SIBEC, istituita dalla legge n.352 del 1997”. La Sibec S.P.a. potrebbe avere , aggiunge, ulteriori compiti in favore non solo del Ministero per i beni e le attività culturali, ma anche dei Ministeri delle attività produttive, delle infrastrutture e dei trasporti, ai fini della individuazione e gestione dei "bacini di utenza e sviluppo della cultura, dello sport e del turismo". All’epoca le associazioni ambientaliste e di categoria nonché le forze sociali e sindacali non furono contrarie all’istituzione della S.P.A. Niente in merito agli atti se non, l’audizioncina di un piccolo sindacatino e, in aula, solo 39 voti contrari, per lo più di Rifondazione Comunista, su 386 votanti. Si segnalano per la loro chiarezza l’intervento contrario dell’Onorevole Maria Lenti (rifondazione comunista) ed il voto non incondizionato di Mario Tassone del C.D.U. subito “ripreso” in assemblea. Furio Colombo, prima dei voti conclusivi ringrazia l’opposizione per la collaborazione, soprattutto la Lega. Se non andiamo errati nessuna perplessità o timore da parte di assotecnici , Aib o da parte cgiellina e dintorni, sull’avvio di un mercato azionario dei beni pubblici. La legge, insomma, fu approvata entusiasticamente da governo e opposizione. Prevedeva” la creazione di una società finanziaria del ministero e aperta a regioni e ad enti locali”, consentiva alle soprintendenze” l'accesso al mercato finanziario come per gli enti non statali”. Era vista ( FABRIZIO FELICE BRACCO gruppo della sinistra democratica- Ulivo) come “ un provvedimento importante che interviene - come è stato ricordato da numerosi colleghi - in un settore decisivo e strategico per il nostro paese”. Un provvedimento al quale” hanno fattivamente collaborato tutti i gruppi, sia della maggioranza che dell'opposizione”, dotato di strumenti nuovi ” come la società cui fa riferimento l'articolo 7-bis” che aprono la strada a prospettive di interventi profondamente innovativi in questo settore”. Con una simile storia alle spalle è molto difficile schierarsi incondizionatamente dalla parte di quanti si sono levati contro la costituzione della Patrimonio S.P.A. e, soprattutto, dalla parte di coloro che, ci sembra, abbiano la responsabilità morale di aver aperto la strada all’abbattimento della nozione patrimoniale dello Stato ed alla sua trasformazione in una sorta di grande azienda( (il risultato…il manager…l’efficienza…l’efficacia…). E' azzardato ritenere che non avendo forza sufficiente per rimuovere i reali ostacoli sul cammino di un’efficace amministrazione, prima fra tutti la modifica delle leggi sulla Contabilità generale dello Stato e sul sistema di relazioni sindacali, si sia preferito iniziare a svuotare l’acqua dalla vasca, affinché la vasca stessa perdesse interesse? E che sono comunque rimaste in piedi ed immodificate le intangibili strutture che, sul corpo vivo dello Stato e dei suoi dipendenti sono, negli ultimi trent'anni enormemente cresciute in posizione di autolegittimazione e difesa? Adesso perché strillare? Se pecunia non olet, non olet. Persa ogni reale progettualità sul futuro e, diciamolo pure, ogni tensione ideale e collettiva, perché allarmarsi per ciò che, pragmaticamente, rimane a galla? http://www.dirstat.it/article.php?sid=56
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