Parchi marini, la ricchezza negata "Spese e nessun piano di sviluppo" 17 luglio 2017 LA REPUBBLICA
RACCHIUDONO gli angoli più esclusivi della costa, sono ricchissimi di flora e fauna, e alcuni sono impreziositi anche da notevoli siti archeologici, ma non riescono a generare economia. I parchi costieri del Lazio hanno da anni un obiettivo rimasto solo sulla carta, quello di favorire lo sviluppo socio-economico compatibile. E continuano a gravare sulle spalle dello Stato. Per centinaia di migliaia di euro ogni anno. Arrivando addirittura a non riuscire neppure a spendere il denaro che ottengono per la loro crescita e quella del territorio, incapaci di portare a termine progetti già finanziati. Una piaga che neppure i richiami della Corte dei Conti sono riusciti a sanare.
Il Parco Nazionale del Circeo, che ingloba 22 chilometri di costa tra Latina e Sabaudia e anche l'isola di Zannone, nel bilancio di previsione 2017 ha così inserito tra le entrate oltre 1,6 milioni di euro di contributi statali e appena 4.500 euro propri, derivanti dalle sole sanzioni. Un quadro già delineato due anni fa dai magistrati contabili, che criticarono uno "squilibrio strutturale" dell'ente, per cui venne indicata come necessaria "l'acquisizione di ulteriori fonti di entrata". Ma poco sembra essere cambiato. Non va meglio nel Parco regionale Riviera d'Ulisse, istituito nel 2003 per gestire le aree del litorale protette tra Sperlonga e Minturno. Il rendiconto generale 2016 approvato ad aprile mostra che su 339.790 euro di entrate ben 330.300 euro sono contributi regionali e che tra vendite e proventi per i servizi svolti la struttura è riuscita a raccogliere appena 1.700 euro. Senza contare che nello stesso bilancio viene sottolineato che il personale del Parco è in sovrannumero, che costa quasi 122mila euro, che vi sono carenze nella stessa vigilanza sull'area protetta e che la struttura è gravata da un debito di ben 1,8 milioni. Passando poi alle oasi sostenute dallo stesso ministero dell'Ambiente, si scopre che la riserva statale di Ventotene e Santo Stefano, tappa fissa per i sub, per il 2016 ha già ottenuto 470mila euro di fondi ministeriali e tra tasse di sbarco e attività svolte ha racimolato circa 19.500 euro. Situazioni analoghe infine anche per la riserva del litorale romano e l'area marina protetta delle secche di Tor Paterno, tra Ostia e Torvaianica.
Qualcosa però si potrebbe fare per rendere i parchi produttori di ricchezza e non solo un peso per le casse pubbliche. A dichiararlo è lo stesso direttore del Parco del Circeo, Paolo Cassola: «Una volta fissate le norme di salvaguardia deve essere messo a punto anche un piano strategico di sviluppo socio-economico ».
(clemente pistilli)
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