Due Carrare. Il Catajo assediato dal mega emporio. Denunce e insulti. E la Regione si sfila Angela Tisbe Ciociola Corriere del Veneto 22/7/2017
Due Carrare, nuovo attacco di Sgarbi: «Opera sbagliata, il sindaco si scusi in ginocchio». E lui lo querela
DUE CARRARE (Padova). Sembra essere una battaglia epica tra bene e male, quella che si sta svolgendo da settimane all’ombra dei Colli Euganei: da una parte i difensori di un eden incontaminato, dall’altra i sostenitori del progresso, sotto forma di un nuovo mostro commerciale che ha i contorni di una ciminiera fumosa e maleodorante in stile Dickens. Eppure la lotta tra i due schieramenti, che giorno dopo giorno si arricchisce di un partecipante, ha confini molto più sfumati. Tutto nasce intorno a un’area di circa 160mila metri quadrati nel Comune di Due Carrare, poco lontano dall’uscita del casello autostradale dell’A13 e, soprattutto, dal castello del Catajo, dove dovrebbe sorgere il più grande centro commerciale della provincia.
Un progetto di cui si discute da 23 anni ma che, dopo l’opposizione degli scorsi anni della Soprintendenza, si è ripresentato nelle ultime settimane, quando la Deda Srl, società proprietaria dell’area, ha presentato nel Municipio di Due Carrare un nuovo progetto, diverso da quello che circolava otto anni fa, ideato dallo studio L35 di Barcellona, lo stesso che ha ristrutturato lo stadio Santiago Bernabeu di Madrid. Una struttura a due piani, per un totale calpestabile di circa 64mila metri quadrati. Il primo a scendere in campo è stato il proprietario del Catajo, Sergio Cervellin, imprenditore famoso per aver brevettato il «Mocio Vileda» che, dopo aver rimesso a nuovo il castelletto sui colli di Battaglia Terme, lo ha aperto al pubblico. L’idea di avere un centro commerciale a due passi dai suoi affreschi seicenteschi, dalle terrazze con vista sui Colli e dai labirinti del giardino all’italiana lo ha fatto inorridire. «Se apre il centro, io chiudo il Catajo», aveva promesso.
Accanto a lui si sono schierati i rappresentanti delle associazioni di categoria, dall’Ascom a Confesercenti, che lunedì sera sfileranno con i comitati pro-Catajo in una fiaccolata, preoccupati per l’impatto che un agglomerato di negozi, appartenenti per lo più a catene, potrebbe avere sulla già provata economia locale . Schiacciati dagli sconti e dall’attrattiva della novità offerta dal nuovo centro, il progetto avrebbe portato alla morte non solo i negozianti dei Colli, ma anche quelli di gran parte della provincia di Padova. Il sindaco di Due Carrare, Davide Moro, assalito da più fronti, aveva cercato di spiegare di non poter fare molto per bloccare un progetto già avviato, eppure si era dimostrato aperto alla possibilità di fare un passo indietro nel caso in cui si fosse trovato un escamotage per evitare che penali pesanti ricadessero sul suo Comune in caso di un blocco del progetto. A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato nei giorni scorsi Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte, famoso per i suoi modi quantomeno rudi, si è scagliato in un video pubblicato su Facebook contro il sindaco Moro. «Solo menti malate e perverse possono pensare di contaminare un luogo sublime con un centro commerciale da 32mila metri quadrati — aveva tuonato —. Vergognati sindaco, vuoi far diventare il tuo paese Las Vegas». L’intervento di fuoco di Sgarbi non è stato però accolto bene dal sindaco di Due Carrare che, anzi, ha annunciato una querela nei confronti dell’esperto di arte. Nonostante questo, ieri Sgarbi ha continuato ad accendere la polemica con un nuovo video, alimentando ancora una corrispondenza di poco amorosi sensi. «Perché non sei ancora venuto in ginocchio a dirmi che hai sbagliato? — ha chiesto ancora una volta a Moro — Mi costringerai a fare il sindaco di Due Carrare. Nonostante tutti ti stiano dicendo che hai sbagliato e che sei come mafia capitale (che poi si scoprirà che mafia non è ma che è fare gli interessi di un privato pur essendo amministratore pubblico), ancora non sei venuto in ginocchio da me». Sgarbi, poi ha annunciato di aver informato sia la Soprintendenza sia Luca Zaia della vicenda, chiedendo loro di intervenire in difesa del Catajo. Eppure la Regione potrà fare poco in proposito. «È il Comune l’elemento determinante — ha chiarito Roberto Marcato, assessore allo sviluppo economico —. Una volta che il Municipio decide, la palla passa alla Commissione impatto ambientale provinciale e, solo infine, in Regione. Ma se la procedura è in ordine, le carte sono a posto, non possiamo noi dirci contrari solo per motivi filosofici. Ci sarebbe, piuttosto, da fare una riflessione a monte sul senso oggi dei grandi centri commerciali» .
|