Firenze. Un volo oltre Oceano, per il «loro» Michelangelo I.Z. Corriere Fiorentino 25/3/2018
In Santa Croce alcuni dei cento benefattori che hanno contribuito al restauro della tomba
Donna Malin, vive a New York, ma viene spesso a Firenze: ogni volta visita Santa Croce e si ferma davanti alla tomba di Michelangelo «per ringraziarlo per quello che ha fatto». Erin Essert si è innamorata del Rinascimento a 5 anni quando la madre la portò nel museo della sua città, Phoenix: «Non volevo più venir via». Quando un amico le ha proposto In the name of Michelangelo , il fundraising lanciato dall’Opera di Santa Croce, per il restauro della tomba monumentale del genio e della pala dell’altare Buonarroti non ci ha pensato un attimo. E ieri insieme al marito Jim ha voluto essere a Firenze, per la conclusione della prima fase dell’intervento, la ripulitura del sarcofago e delle sculture in marmo che ritraggono l’artista e le tre arti (scultura, architettura e pittura). Sono 100 i donatori, di 12 Paesi diversi, soprattutto Usa, che si sono mobilitati raccogliendo 100mila euro.
Le motivazioni dei donatori sono la testimonianza del legame tra Firenze, Michelangelo e il mondo. «Un pegno d’amore per la mia adorata Firenze, per farle sapere quanto le sono grata per la bellezza e per il senso che ha dato alla mia vita e alla mia arte», è un messaggio che arriva dalle Filippine. Tra i sostenitori c’è anche Colm Kelleher, presidente di Morgan Stanley: «È un modo per celebrare il genio e lo spirito innovativo di un uomo che continua ancora oggi a essere fonte d’ispirazione». Tra gli italiani c’è l’economista ed ex ministro Domenico Siniscalco con la moglie Cristina. Il progetto di fundraising (il secondo dopo Crazy for Pazzi ) è nato per «fare sentire i donatori parte di un patrimonio che è un’identità di cultura comune, al di là degli oceani che ci separano» afferma la presidente dell’Opera di Santa Croce Irene Sanesi.
I marmi su cui si erano depositate una polvere compatta e la cera apposta durante manutenzioni precedenti sono stati ripuliti con pennelli, acqua deionizzata e panni di pelle di daino: ora risplendono lucidi. Rimangono i segni lasciati dall’alluvione: il sarcofago è bicolore nel punto in cui è arrivata l’acqua, le statue hanno macchie più scure di nafta e olio. «È stata anche un’opportunità di studio» spiega Paola Rosa che ha fatto l’intervento con Emanuela Peiretti. «Il simbolo dell’Accademia delle Arti e del Disegno sono tre ghirlande, di quercia, alloro e ulivo: qui invece abbiamo alloro, ulivo e mirto».
Il complesso monumentale fu realizzato su progetto di Giorgio Vasari, per volere di Lionardo Buonarroti, nipote di Michelangelo.
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