Napoli. «Bene la Zes della cultura. Ma l’arte non è consumo» Natascia Festa Corriere del Mezzogiorno - Campania 17/4/2018
Curti, presidente di Teatri Uniti: i primati qui sono pericolosi L’obiettivo è puntare a visitatori consapevoli e non solo utenti
Musei, cinema, teatri, beni culturali: dati alla mano, la Campania è di nuovo felix . Con il suo più 15,4% è la seconda regione italiana per incremento nei consumi culturali. Nel commentare questo exploit, Marco d’Isanto, da queste pagine, sabato scorso ha lanciato una proposta: «Rendere Napoli un laboratorio in Europa dove sperimentare un grande progetto nel comparto culturale e della creatività attraverso interventi di defiscalizzazione». Insomma una Zes(c) ovvero «...una Zona economica speciale della Cultura, in cui concentrare le risorse facendo leva su di un patrimonio artistico e di attività creative uniche al mondo».
Cosa ne pensa Angelo Curti, presidente di Teatri Uniti?
«Intanto analizzerei la qualità dei dati e opererei un distinguo fondamentale tra cultura e consumo culturale. La cultura, contrariamente a quanto vien fuori dalle statistiche, è proprio quello che non possiamo vendere o comprare e sfugge alla mercificazione. Sulla Zes della cultura, poi, sono in linea di massima d’accordo: tutto quello che semplifica e snellisce l’accesso alle risorse va bene. Anche perché paradossalmente spesso non sono i fondi a mancare: è la loro erogazione ad essere burocraticamente troppo complessa».
Zes sia, dunque. Quanto all’analisi: come legge questo «rialzo in borsa» dei titoli creatività made in Naples? Cosa sta succedendo?
«Cosa è già successo, sarebbe meglio dire. I fatti precedono gli atti e ora ci troviamo di fronte a un fenomeno da storicizzare. Prendiamo ad esempio il caso della Cappella Sansevero, fino a poco tempo fa un museo minore e oggi in cima alla lista delle mete dei turisti che vengono in città. Più di Capodimonte — e non c’è paragone per rilevanza — che rimane ancora scollegato. Ricordo che Silvio Berlusconi, in visita a Napoli, disse: erano 24 anni che volevo vedere il Cristo Velato! Ora, considerando che Sammartino, sia pure di notevole interesse, non è certo il più grande scultore di cui in città siano visibili opere, è chiaro che qualcuno avesse detto all’ex premier che quella era una tappa imperdibile. Per fare un caso più recente, basta citare Matteo Renzi che, approdato agli Scavi, disse di non essere mai stato a Pompei. Il punto è questo: a quale pubblico vogliamo rivolgerci, quale fruizione vogliamo creare? Puntare solo ai numeri è certamente più semplice, ma stiamo veramente progettando, immaginando il futuro? Ah, una precisazione a d’Isanto vorrei farla però».
Dica.
«Nel concludere il suo articolo scrive “basterebbe semplicemente un po’ di fantasia al potere”. Ebbene non è così. Quella auspicata al potere era l’immaginazione che ha in sé la capacità visionaria di progettare e dunque di costruire ipotesi praticabili di futuro».
Quando diciamo primati vine subito in mente il Mann.
«Non ho seguito il Festival delle Muse, ma mi hanno riferito anche di palchi veri e propri montati nelle sale. E mi chiedo: un museo non dovrebbe avere già il suo appel nelle opere che espone? Con quale “visione” si attraggono più turisti? L’obiettivo deve essere avere visitatori consapevoli non “utenti”, perché dietro il consumo si nasconde il rischio della consunzione. Mettere a regime questa effervescenza è certo una misura auspicabile ma non so se da noi può funzionare. È come se si chiedesse il passaggio a una fase successiva avendo mancato la precedente».
Tipo?
«Tipo la post-modernità che a Napoli non ha avuto una modernità».
Come vede gli enti, la politica, di fronte a questi nuovi primati culturali? Preparati, capaci, interessati?
«L’ultimo aggettivo. I primi due proprio no. La politica deve avere la capacità di affidarsi ai competenti che non sono i tecnocrati».
Da fruitore di cultura, nell’ultimo anno, a Napoli, ha visto qualcosa di memorabile?
«Essere napoletani significa non stupirsi. Esempio: anni fa, riprese in piazza Cavour. Un signore ci chiese che “cinema” stavamo girando. Io risposi L’amore molesto . Lui: l’aggio già visto! Ecco i napoletani anche tutto questo l’hanno già visto. Come i primati: la Cumana? Le funicolari? Furono le prime nel Paese. E sono rimaste quelle». |