L’imponente lavoro di recupero che salva il patrimonio italiano Chiara Vanzetto Corriere della Sera 22/4/2018
E in mostra entrano opere da nuove regioni. Anche dai luoghi del sisma
I numeri parlano da soli. Il progetto «Restituzioni», nato nel 1989, ha salvato più di 1.300 opere d’arte in tutta Italia, coinvolgendo nel loro recupero oltre mille restauratori ed esperti.
Ma di che cosa si tratta esattamente? «Restituzioni» è un programma di tutela e conservazione del patrimonio storico-artistico nazionale, promosso e sostenuto da Intesa Sanpaolo, oggi curato da Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti. Un sistema che funziona: l’istituto bancario, di concerto con Soprintendenze alle Belle Arti ed enti museali, ogni due anni individua un nucleo di oggetti d’arte in pericolo, bisognosi d’intervento urgente, e li fa sottoporre agli opportuni interventi riportandoli in vita.
Non esistono categorie privilegiate nella selezione: i beni, purché di pubblica fruizione, possono appartenere a chiese, siti archeologici, musei pubblici o privati, grandi città o piccoli borghi. Possono essere dipinti, sculture o tesori d’arte decorativa, senza limiti di epoca, tecnica e materiale: ma Intesa Sanpaolo presta attenzione al loro valore identitario rispetto al territorio di provenienza.
Ogni due anni i risultati della campagna di restauro vengono resi noti con esposizioni dei manufatti riscattati: si svelano così capolavori di bellezza struggente, spesso sconosciuti. L’edizione 2018, la 18esima, intitolata «La fragilità della bellezza», è in corso fino al 16 settembre alla Reggia di Venaria, coinvolta direttamente nel lavoro con il suo Centro Conservazione e Restauro (per quanto riguarda tre interventi, ndr). «Ha scritto Marguerite Yourcenar che il tempo è grande scultore — commenta Carlo Bertelli —. Per questo parliamo di fragilità: il tempo attacca anche i marmi, i bronzi, i materiali più resistenti e nessuna opera d’arte ne è immune. Questa è una lotta contro i suoi effetti».
Grazie a «Restituzioni», prosegue il curatore, si può scoprire un’Italia segreta, fatta di straordinari pezzi unici, a volte insoliti o curiosi, difficili da vedere se non in queste occasioni, ciascuno con una vicenda da raccontare: questa volta il progetto ha interessato ben 212 opere d’arte in diciassette regioni, comprese per la prima volta Friuli, Umbria, Basilicata e Sardegna. Proprio da Tuili, Cagliari, arriva un imponente retablo rinascimentale del Maestro di Castelsardo, 5 metri per 3.50: un polittico di profondo impatto scenico, dove si fondono cultura italiana e ispanico-fiamminga. Tra i diversi Crocifissi esposti due provengono da L’Aquila, danneggiati dal recente terremoto: fine del XV secolo, in legno policromo, l’uno più tormentato e vigoroso, l’altro più contenuto, entrambi di toccante potenza espressiva. Dal Museo Diocesano di Tropea un riccio di pastorale d’argento dorato con smalti e filigrane, gioiello d’oreficeria napoletana del Quattrocento. Tra i reperti più antichi invece la «Testa di Basilea», scultura greca maschile in bronzo di sobrio naturalismo, da Reggio Calabria, o il rarissimo tessuto in seta di fattura bizantina con figure di leoni, tra IX e XI secolo, dal Museo Nazionale di Ravenna.
Quasi prodigioso per essersi conservato un mantello cerimoniale brasiliano di cultura Tupinambà, XVI-XVII secolo: delicato ricamo di rete e piume, appartenuto alla Wunderkammer del medico milanese Manfredo Settala e conservato alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Singolare e lussuosa poi la carrozzina per bambini del piccolo Ferdinando di Savoia Genova, databile al 1887, dal Castello di Aglié: non più a traino, come gli esempi settecenteschi, ma a spinta, con guscio di legno intagliato foderato di seta e dipinto in blu e argento.
Il catalogo delle eccellenze è ancora lungo e fitto di nomi celebri: da Taddeo di Bartolo a Jacopo e Giovanni Bellini, da Vincenzo Foppa ad Andrea Solario, da Tiziano Vecellio ad Anton van Dyck, fino alla contemporaneità di Alberto Burri e Cy Twombly.
«Le richieste per questo biennio erano 330. Non è stato possibile soddisfarle tutte e quindi stiamo già lavorando alla prossima edizione — conclude Carlo Bertelli —. Passo dopo passo, “Restituzioni” prosegue il suo cammino in difesa della bellezza e della storia».
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