Roma. L’atleta ritrovato Natalia Distefano Corriere della Sera - Roma 2/6/2018
Nel cantiere dell’Acea a Case Rosse scoperta una tomba risalente al IV secolo a.C. con quattro corpi, oltre a preziosi manufatti
Nella zona di Case Rosse la città si assottiglia, l’altezza dei palazzi si abbassa e le case diradate spesso si affacciano su squarci di campagna romana scampati alla cementificazione. È lontano il centro storico, con la sua area archeologia metropolitana più visitata del mondo. Eppure, anche qui in periferia, basta scavare pochi metri sotto terra per incontrare la storia. Com’è successo in un cantiere Acea per la costruzione di nuove condutture d’acqua, dov’è stata inaspettatamente ritrovata una camera mortuaria del 320 avanti Cristo. In perfetto stato di conservazione e completa di quel che accoglieva in origine: i corpi di quattro persone, tre uomini e una donna tra i 40 e 50 anni, accompagnati nel loro riposo post mortem da uno straordinario corredo di manufatti.
«La sepoltura, venuta alla luce il 23 aprile, dimostra che anche le nostre aree periferiche ci riservano sorprese – ha commentato Francesco Prosperetti, soprintendente speciale di Roma Archeologia Belle Arti e Paesaggio – come questa tomba del IV secolo a.C. rimasta inviolata, che oggi ci restituisce integre perfino le coppe contenenti i resti delle offerte in cibo: pollo, coniglio, agnello o capretto. Materiali preziosi per i nostri studi su riti e usanze dell’Ager». Venticinque in tutto gli elementi rinvenuti, la maggior parte in ceramica detta «a vernice nera» con tanto di decorazioni bianche ancora vivide. «Lo stile del vasellame consente di fissare con precisione il periodo di appartenenza – spiega Fabio Turchetta, l’archeologo incaricato da Acea – e un’altra indicazione arriva da una moneta in lega di bronzo con Minerva su un lato e una testa equina con la scritta “romano” sull’altro. È databile fra il 335 e il 312 a.C.».
Ma a destare maggior curiosità sono due strigili in ferro, arnesi con cui gli atleti usavano detergersi dopo l’attività fisica. «Per questo l’abbiamo denominata Tomba dell’Atleta – svela Prosperetti – nonostante l’età dei defunti faccia pensare più ad ex atleti». Nel dettaglio le inumazioni risultano avvenute in momenti differenti, con due uomini posati in alto (tra cui, forse, l’atleta) sui banconi in pietra e la donna rannicchiata e deposta in basso accanto a un terzo uomo. «Tutto è apparso agli archeologi esattamente com’era oltre duemila anni fa – aggiunge Prosperetti – ed è davvero un recupero fortunato. Innanzitutto perché questo tipo di sepolture a camera in genere si ritrovano svuotate e spesso riutilizzate nelle epoche successive, poi perché il vano ipogeo scavato nel tufo non ha subito cedimenti di terra».
Larga circa due metri e mezzo, lunga poco più di tre, con un’altezza di 175 centimetri, la Tomba dell’Atleta si trova a due metri sotto l’attuale piano di campagna ed è già pronta per essere rimossa. «La scoperta, nonostante il nostro intervento, non ha rallentato i lavori Acea con cui potrebbe proseguire la collaborazione in un progetto dedicato agli acquedotti – conclude Prosperetti – ma purtroppo rimane da capire come valorizzarla ora che Soprintendenze e Musei di territorio sono separati».
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